Ricette

Lettera ad una malato di Alzheimer

Caro nonno
un giorno ti sei perso. Dimenticando. Cancellando, con la delicatezza di un adagio, ogni sfumatura. Ogni ricordo. Ogni nome. Ogni luogo. 
Questa malattia che ti ha preso tra le sue braccia e che piano piano ti porta via da noi e che ogni giorno ti ruba un pezzo di te, di noi e di me.
Ti cancella i contorni. Ti cancella i ricordi. Ti lascia perso, nel tuo involucro di pelle ed ossa.
E nei tuoi occhi la scintilla della vita si nasconde.
Forse è andata perduta anche lei. 
La demenza non ti lascia scampo. 
Passa una gomma sulla linea della tua vita.
Poco fa ero al telefono con la mamma che mi raccontava come sei riuscito a uscire dall’ospedale, a nasconderti dagli occhi dei medici e come poi quando ti hanno ritrovato e ti han chiesto dove andavi non hai aputo rispondere.
E di colpo, come lo sparo di un fucile, mi sono accorta che tutto sembra davvero andato perduto.
Non so se sai dov’è la tua casa.
La casa che hai disegnato, progettato e costruito con le tue mani.
Da qui dove sono non posso sapere se sai ancora chi siamo.
La nonna che ti ama e nasconde la tua malattia tra le pieghe del suo cuore.
E i tuoi figli.
La mia mamma principalmente perchè la chiamo ogni giorno e ogni volta mi parla di te e sento il peso della tua malattia che la invecchia prematuramente.
E anche gli zii con cui parlo raramente che probabilmente soffrono anche loro, alla loro maniera.
L’Alzheimer ti sta portando via tutto.
E paradossalmente lo porta via anche a me.
Le passeggiate in montagna, i panini con la mortadella, la casa sull’albero.
E le vacanze insieme.
Mi rendo conto che tutti questi ricordi non potro’ piu dividerli con te e che la mia infanzia mi sfugge dalle mani man mano che la dimentichi.
Ringrazio che tu abbia questa malattia e non un’altra perchè tu non ne soffri.
Non sei conscio di chi sei di cos’hai e della gente intorno a te che piange di dolore ogni tuo ricordo svanito.
Ringrazio lo stesso perchè non hai il parkinson che avrebbe racchiuso la tua mente illustre in un corpo sempre piu immobile.
Ringrazie perchè non sei depresso tu li nel tuo mare di nulla.
Sono andati persi i tuoi consigli. 
Perdute le tue prediche. 
Abbandonandoti all’oblio. 
E sono andate perdute le serate estive, seduti tutti intorno al tavolo in giardino.  E lo spazio non ha più significato per te. 
Ed ogni mattino è come ieri. E come domani.
Non sai piu che giorno è, che ora è.
Tu che eri cosi intelligente e colto e duro nei tuoi ritmi di vita.
Tu che eri cosi autonomo e forte.
E cocciuto.
Testardo.
Vecchio stampo.
Cosa resta di quell’architetto che si è laureato primo tra tutti in un epoca in cui la cultura era ancora il lusso di pochi?
Cosa resta del padre dei tuoi tre figli?
Cosa resta del marito fedele e amato?
Di un matrimonio durato più di 50 anni?
E i cruciverba che facevamo noi due il pomeriggio.
Ricordo che le ultime volte che ne abbiamo fatti insieme inserivi parole a caso, tu che eri imbttibile con le definizioni.
Tu che eri il re della lingua italiana, il mio Dante, il mio Petrarca.
La tua scrittura si è inclinata sempre di più schiacciata dalla fatica di ricordare come si scrivevano certe parole e io accanto con un nodo alla gola vedevo svanire il mio mentore.
La persona che piu amo al mondo che mi ha insegnato a leggere quando ancora i bambini normali infilavano stelle cerchi e quadrati nelle apposite formine.
Tu che traboccavi di cultura, di paroloni importanti.
Tu che mi leggevi libri in latino come favole della buona notte.
Tu che hai imparato a usare il computer nonostante fossi nato in un tempo in cui neanche esisteva questa parola.
E allora dove sei?
Dove hai rinchiuso i tuoi ricordi?
Dove è finito il tuo francese perfetto per parlare con la nonna?
Dove sono andate le nostre giornate insieme.
La tua storia d’amore con Elsa dove l’hai rinchiusa?
perchè in fondo so che è solo finzione pensare che ancora celi qualche ricordo nel profondo della tua anima saggia.
Ma voglio ancora illudermi che quando al telefono mi dice “ciao stellina” sai ancora chi sono.
Che quando ti parlo di Nantes, la città da cui ha strappato la nonna e dove io ho trovato l’amore proprio come te sai ancora dove si trova.
E mi stringo forte alla certezza che almeno tu non soffri per tutto quello che dimentichi.
Sono triste quando penso alla mia mamma che viene a trovarti ogni giorno e non sa se ancora ti ricordi di lei, se la riconosci sotto quei capelli rossicci e i suoi occhi pieni di paura.
E mi sento cosi arrabbiata quando penso che la tua malattia ti renderà sempre più bambino, che ti strappa la tua umanità, cancella la tua età adulta e i ricordi più preziosi.
Un tempo ci raccontavi sempre dei ragazzi di Bottonaga,del tuo amico Arturo, di Giacomo, di quando cantavi nel coro da bambino, e delle vacanze in camper.
E ora chissà cosa racconti.
Chissà cosa vedono i tuoi occhi stanchi.
E io lontano da te perdo i tuoi ultimi anni di vita.
Dico anni sperando inconsciamente di tornare e stare accanto a te prima che tutto questo prenda fine.
E vorrei essere un sostgno per questa nonna che sta sola a casa tra le foto e il camino a soffrire e negare questa tua malttia.
E vorrei essere accanto alla famiglia che soffre.
Ma tu cosa vorresti?
Tu che hai sempre previsto per me un futuro brillante e che hai accettato per primo questo mio viaggio lontano.
Cosa vorresti tu nonnino mio?
E allora caro nonno, se mai un giorno ci ritroveremo da qualche parte in questo oblio che è la tua vita sappi che ti ho sempre voluto bene.
Che sono felice tu non sia conscio di questa malattia infame che ti prende sempre piu velocemente, dapprima al ritmo di un lento, e poi di un valzer e poi di una cavalcata in campagna.
Vorrei sentissi l’odore del mare ancora tutte le volte che vuoi, il respiro dell’oceano e il rumore delle onde.
Vorrei ci trovassimo a metà strada tra la tua malattia e la mia sofferenza e tu potessi ancora insegnarmi qualcosa.
Anche se credo che qualcosa me lo stai ancora insegnando.
Mi rendi forse piu forte, mi spingi a vivere appieno ogni giorno e a scegliere senza rimpianti.
Mi insegni a vivere.
E io vorrei poter fare lo stesso per te.
Stapparti all’Alzheimer e riportarti con noi.
So che non è possibile ma se ancora ti ricordi di me, in qualche vago istante delle tue giornate all’ospedale, sappi che ti voglio ancora bene nonno anche se qui vedo solo un involucro, un corpo vuoto, sappi che amo ancora la tua mente vispa e la tua anima intelligente, le tue mani rugose, i tuoi occhi aperti sul mondo, i tuoi difetti, il tuo essere burbero e severo.. Sappi che amo tutto nonno di te e che non sono la sola!
Non partire!


Jessika

Sugo di Carne e Asparagi ovvero la crisi nel mondo del lavoro

Buongiorno.
Sono le 15e16 (ora in cui inizio a scrivere)e sto prendendo il mio caffè mattutino … ovvero sono appena riuscita a uscire da quella trappola mortale che è il nostro letto.
Ieri, se vale come scusa, mi sono addormentata alle 3 del mattino e come ricompensa sono stata svegliata alle 5 e mezza dal mio uomo di rientro dal lavoro.
E poi riprendere sonno era impossibile e cosi prima di chiuderegli occhi ho visto il sorgere del sole, per modo di dire dato che il nostro appartamento ha le finestre orientate a sud.
Per fortuna che oggi non avevo nulla di importante da fare e le poche cose che posso fare durante la giornata sono ormai fatte (spedire curriculum e telefonare alle agenzie del lavoro) e cosi ora posso dedicarmi al piacere del caffè caldo e del mio amico blog.
Ieri è stata una giornata piuttosto piena di emozioni tra amici lontani che si son fatti sentire e liti casalinghe ma come al solito vuota di appuntamenti.
Possibile che la crisi sia arrivata fino in Francia?
A me pare proprio di si perchè ormai avro’ spedito piu di 100 curriculum e nessuno di questi ha avuto risposta positiva.
E mica per colpa mia, non è me che rifiutavano, rifiutavano proprio tutti dato che la mia era una candidatura spontanea e non la risposta ad un annuncio.
E il centro per l’impiego (pole emploi) non è che ci aiuti poi molto noi disoccupati.
Abbiamo diritto a una riunion al mese di due ore e una di 4 ore una volta per trimestre.
E da queste riunioni dovremmo poter cavare informazioni decenti, proposte di lavoro, di stage, formazioni e quant’altro …
Ma l’ultima volta che ho partecipato mi sono sentita dire che l’unico lavoro per cui c’è ancora domanda è nel dominio dell’edilizia e io ho cercato di spiegare al centro dell’impiego che per quanto figlia di geometra e di disegnatore meccanico e nipote di un architetto non ho nessuna conoscenza utile nel mondo dell’edilizia perchè i geni del lavoro non si trasmettono da una generazione all’altra.
Ho spiegato che fare il muratore proprio non fa per me, non perchè io non voglia imparare ma perchè mettermi nel mezzo di un cantire con calce e spatola (non so il nome tecnico) senza prima formarmi su questo non sarebbe una buona idea per l’edilizia francese.
E mi sono quindi sentita rispondere che tanto nel mio campo di studi non trovero nulla almeno per i prossimi mesi e che se voglio proprio trovare qualcosa nel campo del turismo, della traduzione e dell’editoria mi conviene trasferirmi sulla costa o a Parigi … Ma chi me li paga 700 euro di affittonella Ville Loumière per un monolocale? Io no di sicuro e quindi per ora ce ne restiamo a Nantes disoccupati.
E scrivo tutto non solo rispetto all’inutilissima riunione con Pole Emploi di inizio mese ma anche rispetto alla risposta di un’agenzia ad interim che questa mattina (erano le due in realtà) mi ha detto che cercano un paio di persone per occuparsi di un trasloco.
E alla mia risposta “sono la persona che fa al caso vostro, a che indirizzo devo mandare il curriculum?”
Mi ha riso in faccia.
“No Madamoiselle, noi cerchiamo un uomo, glielo dicevo solo per dirle che non ci sono offerte che possano interessarla.
E io: ” Ma guardi che sono ben piu forte di quel che pensa, mi son occupata di tutti i miei traslochi da sola e non c’era nessuno a sollevare il frigo al posto mio”
E lui: Su non sia ridicola, richiami settimana prossima, la terremo informata se troviamo qualcosa di piu adatto ad una donna”
E ancora io: ” Ma cosa donna e donna voglio lavorare, non si capisce che vi chiamo due volte a settimana tutte le settimane per lavorare e ora che avete un offerta di lavoro mi dice che non posso nemmeno candidarmi perchè sono una donna?” (ho pensato una serie di insulti in francese che avrei potuto aggiungere alla frase ma mi son detta che li per li non mi avrebbe aiutato per nulla insultare l’impiegato.)
E lui: segno il suo nome sul registro delle chiamate, arrivederci”
E il telefono: “tu-tu-tu-tu-tu-tu”
Ed ecco perchè dico che la crisi è arrivata anche qui, e non solo la crisi, ma anche i dipendenti incompetenti e maschilisti italiani che non fanno altro che peggiorere le cose.
E allora mi sono rimessa nel ruolo della donna, tanto il traslocatore pare che io non lo possa fare e mi son rifugiata in cucina dove, sono sicura quel idiota di dipendente mi vedrà sicuramente piu appropriata piuttosto che su un camion dei traslochi a imballare lampade.
E dato che tanto anche per oggi un lavoro non ce l’ho ecco che vi metto la nuova ricetta del giorno.
Povera me!

                                                 Sugo di Carne e Asparagi

INGREDIENTI:

180 grammi di carne macinata (se non avete la carne macinata in casa potete usare due o tre hamburger)
180 grammi di asparagi bianchi
1 cipolla
passata di pomodoro
acqua
olio
sale
pepe

PREPARAZIONE:

Pulire gli asparagi, tagliarli a metà e metterli a bollire per circa venti minuti.
Intanto se come me non avete la carne macinata ma possedete degli hamburger tagliateli a pezzettini (tanto gli hamburger son fatti di carne macinata per cui non cambia proprio nulla.
Tagliate la cipolla a dadini e mettetela a soffriggere in un filo di olio caldo.
Quando la cipolla si è ben colorata agiungete la carne macinata e fate scottare la carne di qua e di la girandola frequentemente.
Qaudno la carne inizierà ad essere dorata da tutte le parti salate e pepate.
A questo punto gli asparagi sono pronti per cui scolateli facendo attenzione a conservare un bicchiere di acqua di cottura che useremo tra poco.

Tagliate gli asparagi a rondelle e buttateli in padella alzando leggermente in fuoco e sfumando il tutto con l’acqua di cottura (potete anche aggiungere, facoltativamente un dito di vino bianco prima di mettere l’acqua ma a me non piace particolarmente).
Quando l’acuqa è sfumata aggiungete un po’ di passata di pomodoro, mescolate e assaggiate per vedere se avete salato a sufficienza altrimenti regolare di sale e di pepe.
Appena il sugo si è ristretto è pronto.
Servire su pasta corta, come penne o maccheroni o pipette in modo che il sugo entri bene nella pasta.
E buon appetito! A voi che lavorate (fortunelli) e anche a quelli che come me cercano ogni giorno!!!

Sugo di Carne e Asparagi ovvero la crisi nel mondo del lavoro

Buongiorno.
Sono le 15e16 (ora in cui inizio a scrivere)e sto prendendo il mio caffè mattutino … ovvero sono appena riuscita a uscire da quella trappola mortale che è il nostro letto.
Ieri, se vale come scusa, mi sono addormentata alle 3 del mattino e come ricompensa sono stata svegliata alle 5 e mezza dal mio uomo di rientro dal lavoro.
E poi riprendere sonno era impossibile e cosi prima di chiuderegli occhi ho visto il sorgere del sole, per modo di dire dato che il nostro appartamento ha le finestre orientate a sud.
Per fortuna che oggi non avevo nulla di importante da fare e le poche cose che posso fare durante la giornata sono ormai fatte (spedire curriculum e telefonare alle agenzie del lavoro) e cosi ora posso dedicarmi al piacere del caffè caldo e del mio amico blog.
Ieri è stata una giornata piuttosto piena di emozioni tra amici lontani che si son fatti sentire e liti casalinghe ma come al solito vuota di appuntamenti.
Possibile che la crisi sia arrivata fino in Francia?
A me pare proprio di si perchè ormai avro’ spedito piu di 100 curriculum e nessuno di questi ha avuto risposta positiva.
E mica per colpa mia, non è me che rifiutavano, rifiutavano proprio tutti dato che la mia era una candidatura spontanea e non la risposta ad un annuncio.
E il centro per l’impiego (pole emploi) non è che ci aiuti poi molto noi disoccupati.
Abbiamo diritto a una riunion al mese di due ore e una di 4 ore una volta per trimestre.
E da queste riunioni dovremmo poter cavare informazioni decenti, proposte di lavoro, di stage, formazioni e quant’altro …
Ma l’ultima volta che ho partecipato mi sono sentita dire che l’unico lavoro per cui c’è ancora domanda è nel dominio dell’edilizia e io ho cercato di spiegare al centro dell’impiego che per quanto figlia di geometra e di disegnatore meccanico e nipote di un architetto non ho nessuna conoscenza utile nel mondo dell’edilizia perchè i geni del lavoro non si trasmettono da una generazione all’altra.
Ho spiegato che fare il muratore proprio non fa per me, non perchè io non voglia imparare ma perchè mettermi nel mezzo di un cantire con calce e spatola (non so il nome tecnico) senza prima formarmi su questo non sarebbe una buona idea per l’edilizia francese.
E mi sono quindi sentita rispondere che tanto nel mio campo di studi non trovero nulla almeno per i prossimi mesi e che se voglio proprio trovare qualcosa nel campo del turismo, della traduzione e dell’editoria mi conviene trasferirmi sulla costa o a Parigi … Ma chi me li paga 700 euro di affittonella Ville Loumière per un monolocale? Io no di sicuro e quindi per ora ce ne restiamo a Nantes disoccupati.
E scrivo tutto non solo rispetto all’inutilissima riunione con Pole Emploi di inizio mese ma anche rispetto alla risposta di un’agenzia ad interim che questa mattina (erano le due in realtà) mi ha detto che cercano un paio di persone per occuparsi di un trasloco.
E alla mia risposta “sono la persona che fa al caso vostro, a che indirizzo devo mandare il curriculum?”
Mi ha riso in faccia.
“No Madamoiselle, noi cerchiamo un uomo, glielo dicevo solo per dirle che non ci sono offerte che possano interessarla.
E io: ” Ma guardi che sono ben piu forte di quel che pensa, mi son occupata di tutti i miei traslochi da sola e non c’era nessuno a sollevare il frigo al posto mio”
E lui: Su non sia ridicola, richiami settimana prossima, la terremo informata se troviamo qualcosa di piu adatto ad una donna”
E ancora io: ” Ma cosa donna e donna voglio lavorare, non si capisce che vi chiamo due volte a settimana tutte le settimane per lavorare e ora che avete un offerta di lavoro mi dice che non posso nemmeno candidarmi perchè sono una donna?” (ho pensato una serie di insulti in francese che avrei potuto aggiungere alla frase ma mi son detta che li per li non mi avrebbe aiutato per nulla insultare l’impiegato.)
E lui: segno il suo nome sul registro delle chiamate, arrivederci”
E il telefono: “tu-tu-tu-tu-tu-tu”
Ed ecco perchè dico che la crisi è arrivata anche qui, e non solo la crisi, ma anche i dipendenti incompetenti e maschilisti italiani che non fanno altro che peggiorere le cose.
E allora mi sono rimessa nel ruolo della donna, tanto il traslocatore pare che io non lo possa fare e mi son rifugiata in cucina dove, sono sicura quel idiota di dipendente mi vedrà sicuramente piu appropriata piuttosto che su un camion dei traslochi a imballare lampade.
E dato che tanto anche per oggi un lavoro non ce l’ho ecco che vi metto la nuova ricetta del giorno.
Povera me!

                                                 Sugo di Carne e Asparagi

INGREDIENTI:

180 grammi di carne macinata (se non avete la carne macinata in casa potete usare due o tre hamburger)
180 grammi di asparagi bianchi
1 cipolla
passata di pomodoro
acqua
olio
sale
pepe

PREPARAZIONE:

Pulire gli asparagi, tagliarli a metà e metterli a bollire per circa venti minuti.
Intanto se come me non avete la carne macinata ma possedete degli hamburger tagliateli a pezzettini (tanto gli hamburger son fatti di carne macinata per cui non cambia proprio nulla.
Tagliate la cipolla a dadini e mettetela a soffriggere in un filo di olio caldo.
Quando la cipolla si è ben colorata agiungete la carne macinata e fate scottare la carne di qua e di la girandola frequentemente.
Qaudno la carne inizierà ad essere dorata da tutte le parti salate e pepate.
A questo punto gli asparagi sono pronti per cui scolateli facendo attenzione a conservare un bicchiere di acqua di cottura che useremo tra poco.

Tagliate gli asparagi a rondelle e buttateli in padella alzando leggermente in fuoco e sfumando il tutto con l’acqua di cottura (potete anche aggiungere, facoltativamente un dito di vino bianco prima di mettere l’acqua ma a me non piace particolarmente).
Quando l’acuqa è sfumata aggiungete un po’ di passata di pomodoro, mescolate e assaggiate per vedere se avete salato a sufficienza altrimenti regolare di sale e di pepe.
Appena il sugo si è ristretto è pronto.
Servire su pasta corta, come penne o maccheroni o pipette in modo che il sugo entri bene nella pasta.
E buon appetito! A voi che lavorate (fortunelli) e anche a quelli che come me cercano ogni giorno!!!

Il Telefono ovvero la ricetta della felicità

Questa grande invenzione che è il telefono mi sembra sempre di piu un diea geniale…
E bravo Bell quando ci ha pensato (o quando ha rubato l’invenzione a Meucci) …
Grazie a questo simpaticissimo oggeto di plastica pieno di cavi elettrici che non so bene a cosa servono mi permette di restare in contatto con gli amici lontani.
Sentiremo cedric che urla fino a trento per la prossima bolletta del telefono ma poco ci importa visto che siam riusciti a parlare per quasi un’ora con la nostra piu cara amica.
Sto parlando di me al plurale… ma non tenetene conto è solo una forma di scrittura e non una mania di protagonismo troppo evidente.
E cosi si scopre che le liti con il moroso non siamo le sole a viverle ma che sono piu comuni di quel che si pensa…
E che la solitudine non è poi cosi grande.
E mi vengono in mente tutte quelle notti al telefono a parlae di tutto e di niente di quando ero appena adolescente.
E poi grazue al telefono ci si puo ascoltare senza vederci cosi nessuno si accorge che gli occhi sono lucidi per la felicità di sentire una voce amica dopo cosi tanto tempo.
E non si nota che staimo sbadigliando per il sonno.
E non si vede la stanchezza che ci da la vita di ogni giorno.
Ma sopprattutto grazie al telefono si programmano vacanze insieme piu o meno immaginarie e ci si risolleva il morale.
E si fula una sigaretta insieme ad un caffè come se fossimo sedute al bar come da tradizione.
Come se fossimo facci a faccia a raccontarci le nostre lunghe giornate.
E poi si prendono informazioni sulle famiglia, gli amici, i figli e il moroso.
Sul lavoro e anche sui guai.
E alla fine quando riattacco il telefono vorrei chiamare di nuovo e di nuovo perchè so che è il sonno che ci ha fermato.
Perchè gli argomenti non mancano.
E aspetto che vengano a trovarmi … E intanto scrivo un flusso di coscienza poco sensato perche sono grata di quest’amicizia profonda che non pensavo potesse lagarci anche a 1300 chilometri di distanza.

Grazie signorina Silvia!

Alle mie amichette

Che noia queste giornate interminabili e queste notti infinite in cui non posso mai chiamarvi per raccontarvi cosa mi succede.
Che noia non poter prendere un caffè con voi.
Discutere dei nostri uomini o non-uomini.
Andare a bere un bicchiere.
Ridere insieme.
Ricordare le nostre figure di merda.
Tingerci i capelli o tagliarci la frangia in maniera orrenda.
Consolarci a vicenda.
Ritagliare la fragia nello stesso modo orrendo ancora una volta.
E ancora un’altra.
Andare a ballare.
Andare a scuola in bicicletta.
Andare alle prove di teatro.
Prendere un the nel cuore della notte.
Guardare il diner presque parfait.
La piscina.
Le vacanze insieme.
Passare le ore al parco.
Parlare di tutto e ora non parlarci per niente perchè siamo troppo lontane per condividere i nostri pensieri…
Mi manca la mia amica di infanzia.
L’amica delle domeniche a fare i giochi da tavola sulla tavola della sua cucina.
Le amiche del liceo.
Quelle dell’università.
Le coinquiline.
E allora mi mancate amichette mie!
Tutte tutte tutte !!!

Anche gli amichetti neh!

Il campeggio degli orrori 2 ovvero sulle tracce di Leonardo da Vinci



Non sono a corto di titoli… avrei potuto chiamare questo post in mille modi …
Ne ho pensati un po’ di titoli per essere sincera.
La tenda per nani, piove dentro e fuori no, Marcello la talpa amica, Amboise, Il mio amico Leo …
Ma mi son detta che questo titolo restava comunque il più approppriato.

Siamo partiti per Amboise sulle tracce della mia infanzia e di Leonardo da Vinci dato che è proprio in questa città della valle della Loira che questo artista ha passato gli ultimi anni della sua vita.

Piu precisamente a Le Clos Lucé che è il palazzo che Francesco I re di Francia gli ha donato in cambio dei suoi servizi!!!

Abbiamo quindi visitato la città, il palazzo reale in cui Carlo VIII ha vissuto e anche Francesco I e poi anche la casa di Leonardo e il suo museo e anche la sua tomba nella chiesa di St. Hubert …
Ed è stato appassionante rivedere una delle mie città preferite di quando ero piccola con il mio uomo…
Ma ovviamente non poteva andare tutto bene …
Abbiamo scelto di partire in tanda…
Abbiamo un camper e ovviamente tutti ci han detto che eravamo matti a partire in tenda dato che annuncivano freddo e cattivo tempo ma noi imperterriti abbiamo carivato la nostra tenda del Lidl da 20€ in auto e siamo partiti all’avventura.
Siamo andati in un campeggio davvero carino situato sull’Ile d’Or a due passi dal centro di Amboise…

Il campeggio lo conoscevo già dato che ci avevo
passato numerose estati, inoltre è stato rinnovato per cui si preannunciavano notti facili da trascorrere, docce calde e elettricità per poter cucinare sulle placche elettriche che ci eravamo portati.

Allora partiamo proprio dal fatto che in realtà l’elettricità è salata la prima sera e che abbiam potuto mangiare solo grazie a quelcosa di pronto che previdentemente avevo preparato a casa il giorno prima di partire … ma questo ancora non è grave … poco importa l’elettricità alla fin delle finite … sopprattutto se compariamo questo problema al resto…

Per prima cosa nel montare la tenda ci siamo accorti che la sua dimensione effettiva non corrispondeva per una cicca alle misure riportate sull’imballaggio.
C’era infatti il chiaro disegno di un omettino che poteva stare seduto al centro della tenda ma ovviamente nella realtà ci si stava a malapena sdraiati, perfino io che sono bassa come un cavatappi non potevo sedermi senza sformare il tettucchio della tenda.
Inoltre era per due persone .. o almeno doveva esserlo..Ma quando a tarda notte io e il mio umo abbiam provato ad entrare nelle tenda ci siam resi conto che era falsa anche questa informazione.
Ci si stava a due, si ma … senza muoversi e solo se uno dei due era senza gambe perchè il fondo della Lidl-Tenda è cosi stretto che se in due si vuole allungare le gambe è impossibile a meno che non si decida di mettersi a Tetris incarstando le gambe con l’altro ospite della tenda.
E a noi è andata ancora bene perchè stiamo insieme da tanto ma se fossero due amici a dormire li dentro sarebbero comunque obbligati a dormire abbracciati.
Altro dato tecnico importante da conoscere è il fatto che una tenda deva avere degli oblo, o delle piccole aperture per impedire il formarsi della condensa…
Cosa che ovviamente la nostra tenda non aveva.
Verso le 3 del mattino ci siamo quindi svegliati entrambi credendo che la tenda non fosse impermeabile e che fuori piovesse dato che pioveva anche sulle nostre teste…
Sbuffando abbiamo messo il naso fuori dall’apertura della Lidl-Tenda pensando che al massimo avremmo potuto appoggiare un telo blu impermeabile che avevamo portato con noi per ogni evenienza e avremmo potuto fermare la pioggia insistente.
E che sorpresa vedere che fuori non pioveva per nulla ma che era il calore dei nostri corpi e la nostra respirazione ad aver formato tutta quell’acqua all’interno dell’abitacolo.
E per questo non cè soluzione.
E non scherzo dicendo che litri di acqua si erano ormai formati all’interno e che anche con un asciugamano gigante era impossibile asciugare tutta quell’acqua.
Abbiamo allora nascosto la testa nei sacchi a pelo e pensavamo allora di aver fermato tutte le calamità possibili.
Dicendoci che almeno questa volta non c’era un invasione di insetti ci siamo riaddormentati..
Senonchè la pioggia di condensa è riuscita comunque a penetrare i sacchi a pelo.
Ma a svegliarci una seconda volta non è stata l’acqua che incessante colava su di noi … eh no!
Ad un certo punto ho iniziato a sentire un rumore incessante e disturbatorio (si dirà disturbatorio in italiano,chi lo sa…)
Sembrava una piccola ruspa con la tosse ..
Ma si sa che le ruspe non possono avere la tosse…
E che non ci sono ruspe notturne nei campeggi .. E allora cosa poteva essere?
Con non poca difficoltà esco dalla tenda… A carponi e ovviamente bagnandomi di rugiada il pigiama e rischiando di far cadere la nostra tenda che era già male in arnese.
In ogni caso esco e cosa vedo?
Si erano formate tante montagnette di terra…
Ho pensato a dei formicai sul momento ma delle formiche mica fanno cosi tanto rumore…
E infatti cinque secondi dopo cosa è apparso davanti ai miei occhi? Un nuovo grumo di terra con al centro una talpa…
Ma dico io … perchè succede tutto a me?
Come è possibile che una cacchio di talpa decida di scavare le sue gallerie proprio accanto alla tenda?
La mattina dopo ho anche fotografato i cunicoli per mostrarveli perchè mi son detta che la cosa era talmente assurda che nessuno mi avrebbe creduto.
Alle 6 del mattino ero sveglia come un grillo, dovevo assolutamente fare pipi, avevo il raffreddore e come ultimo detaglio cedric aveva iniziato a russare…
Per fortuna quel giorno il sole aveva fatto capolino e piano piano il mio corpo ghiacciato ha iniziato a scaldarsi.
E per fortuna che la città di Amboise è magnifica, che il castello, intaramente ammobiliato è uno splendore e che l’idea di rivedre l’esposizione du Leonardo da Vinci mi ha dato un po di buon umore perchè dopo una notte del genere quello che avrei voluto fare se il tempo era di cacca era mettermi seduta in auto e recuperare le ore di sonno perdute.

Si distinguino chiaramente i buchi della talpa proprio accanto alla tenda

In realtà il resto della vacanza è stato fenomenale e le emozioni create dai ricordi e dalla condivisione di essi con il mio uomo mi han fatto quasi dimenticare la talpa e la pîoggia autoprodotta dalla tenda…
Siamo riusciti il giorno dopo ad avere anche l’elettricità e a fare una specie di barbeque in padella a base di spiedini … di cui vi daro’ la ricetta nel prossimo post.
Da aggiungere il fatto che anche la notte seguente ci siam beccati la pioggia nella tenda, che il nostro telo blu messo per riparare dal vento è crollato, che il vicino di tenda russava cosi forte che sembrava ci fosse una segheria nelle vicinanze e che di nuovo alle 6 del mattino ero sveglia e nell’impossibilità di riprendere sonno.

Per farci forza abbiam fatto colazione all’inglese con Eggs and Bacon e tutto è tornato alla normalità delle cose una volta tornati in città!

Accidenti a me .. mi sa che con i campeggi ho chiuso.

Vi metto un po di foto random perchè vediate anche la bellezza del luogo e non solo il disastro di notte che avviamo passato.

 La torre del palazzo reale a sinistra, sopra a sinistra la facciata di Le Clos Lucé, il palazzo di Leonardo e sopra a destra il giardino segreto che quando ero piccola era il cortile di una creperie e ora è stato comprato da una dannatissima pizzeria falsamente italiana.
Per le altre foto vi metto una didascalia …
Buona visione!!!

Lo stemma di Anne De Bretagne ovvero la sola regina di Francia che per un periodo della sua vita ha regnato senza sposo!
Pianoforte a coda del XVIIesimo secolo
La Loira vista dalla torre di guardia alta piu di 40 metri sul livello del fiume.
Una parte del giardino del castello dove la sera c’è uno spettacolo di “Son et Loumière” della durata di un ora e mezza con piu di 1000 comparse in costume, 100 cavalli, suoni, luci e spettacoli pirotecnici.
L’interno della Cappella St.Hubert dove è sepolto Leonardo da Vinci.
Un’abitazione del XVIesimo secolo ora adibita ad Atelier a disposizione degli artisti della città.
Una parte del parco di Clos Lucé dove sono esposte a grandezza naturale tutte le invenzioni di Leonardo da Vinci.




Il campeggio degli orrori, ovvero la ricetta dei CupCake

Buon lunedi a tutti.
Dopo quattro giorni di assenza, dove,come previsto non sono riuscita a mettere nulla di nuovo sul blog arriva una nuova ricetta.. e inoltre il riassunto di quello che è successo in questi giorni cercando di attirare l’attenzione dei lettori perduti.

Una specie di racconto che vede protagonisti assoluti l’ironia che accompagna la mia vita da qualche tempo, un campeggio assassino e 4 Cup Cake.

Si deve sapere che ero partita in Auvergne per poter andare ad un funerale e che quindi non si prevedeva assolutamente nulla di divertente da potervi raccontare.
Ma si deve aggiungere che siamo andati in un piccolo villaggio di collina che era il luogo delle vacane del mio uomo durante tutta la sua infanzia.E si deve sapere che siamo partiti con tutta la sua famiglia (40 persone) in una giornata di sole con tanto di pranzo al sacco e 35° all’ombra.
La sensazione quindi di recarsi ad un funerale era celata da un velo di gocce di sudore e di ricordi d’infanzia da condividere.
Ovviamente il funerale c’è stato ma di questo non si parlerà in alcun modo.
Siamo arrivati nel primo pomeriggio con il sole a picco su di noi e la catena dei vulcani stesa comodamente davanti alle finestre della cascina.
La famiglia del defunto ha occupato tutte le camere in pochissimo tempo e la famiglia della vedova si è trovata ad affittare delle minuscole casette di legno al campeggio municipale.
Il cameggio di affaccia libero su un bosco da un lato de è aperto sul villaggio senza cancelli ne barricate dall’altro lato.
Nulla da da pensare all’ironia che ci riserverà il destino in questi miseri 3 giorni.
Al mio arrivo alla Roche PonPon nell’ordine mi sono resa conto di queste cose:
– Per prima cosa i parenti del defunto ci hanno ignorato guardandoci come dei poveri mentacatti per tutta la durata del
soggiorno e me in particolare visto che la sola ragione delle mia presenza era come appoggio per il mio ragazzo e alla sua famiglia ma dato che loro le mie buone intenzioni mica le hanno viste han preso la mia presenza per un offesa al morto per i primi due giorni rendendomi ogni conversazione quasi impossibile.
– Secondo, il luogo della morte del povero zio (un pozzo) era proprio davanti alle finestre della sala da pranzo in cui ci siamo riuniti per pranzi e cene tre giorni di fila dando a quel luogo dall’aspetto cosi pacifico un’aria di tristezza continua e sopprattutto la sensazione di angoscia tipica di un film horror.
– Terzo,come ho scoperto direttamente sul luogo il tempo nella regione dei vulcani è particolarmente variabile.
– Quarto, anche in un camepggio di un paese di 50 anime puo’ succedere di tutto.

Dopo una manciata di ore trascorse con tutta la famiglia siamo infine passati al campeggio per lasciare le valigie e farci una doccia dato che la temperatura non accennava a scendere di un grado.
Ironia della sorte una volta che tutti eravamo puliti e ancora con i capelli bagnati il cielo ha iniziato a inviare in avanscoperta le prime goccie che nel giro di un ora si sono trasformate dapprima in una pioggia torrenziale, poi nel tipico temporale di montagna e in seguito in un diluvio continuo e iracondo che ha oscurato con le sue nuvole nere tutto il cielo.
La pioggia ha continuato tutta la notte senza lasciarci tregua e impedendoci tra l’altro l’uso dei bagni che si trovavano fuori dalle casette del campeggio.
Ad un certo punto è sparita anche la corrente elettrica e visto che nessuno aveva previsto delle torcie ci siamo trovati in piccoli gruppi con una candela per ogni chalet.
Il vento forte faceva inclinare gli alberi e schiantare a terra i rami più deboli.
La terra ferma e l’erba verde si sono a poco a poco trasformate in un pantano insormontabil e le automobili parcheggiate davanti alle casette sprofondavano le ruote nel fango tant’è che la mattina dopo erano cosi profondament incagliate che provare a farle uscire dalla loro trappola di terra e acqua è stata un’impresa suvrumana che ha visto all’opera tutti gli uomini del campeggio e un paio di donne coraggiose e femministe (vedi me).
Inoltra l’umiditatà arrivata con il diluvio ha portato una fitta nebbia che impediva di vedere gli chalet anche se distavano meno di 5 metri l’uno dall’altro.
Questo ha portato una serie di eventi a catena piuttosto ilaranti.
La sottoscritta ha rischiato di correre tra le braccia dell’uomo sbagliato.
Le caffettiere elettriche a causa dell’umidità nell’aria han dato di matto schizzando l’acqua del bollitore addosso a innocenti vittime, tra cui la mamma del mio uomo.
I Cup Cake entreranno in gioco tra poco ma per ora concentriamoci su tutto quello che ancora sta per succedere…
Abbiamo parlato di temporale, della nebbia tipica di uno dei peggiori film dell’orrore mai visti sul grande schermo … ma ancora non siamo arrivati al peggio.
In questo luogo normalmente tranquillo e rinomato per la sua aria salubre ci siamo quindi ritrovati in un campeggio in un bosco con delle candele come sola fonte di luce (e di calore) delle automobili inutilizzaili, pieni di scottature su punti a caso del nostro corpo ma ancora non abbiamo affrontato il momento clou di questa nostra storia.
Immaginate le piaghe d’Egitto per contestualizzare la vicenda..
E sopprattutto l’invasione delle cavallette.
Perche anche qui si tratta di un’invasione.. e le cavallette mi avrebbero fatto tanto piacere rispetto a quello che invece abbiamo visto arrivare.
Da lontano, venendo verso di noi nel senso del vento si avvicinava una nuvola nera, della dimensione di un monolocale ikea (19 metri quadri è il formato standard).
Questa nube si è poi divisa in mille piccoli gruppi di insetti giganti.
E ogni insetto, della dimensione di un pollice si è poi attaccata a ogni cosa.
Ha invaso dapprima i bagni del camepggio oscurando le luci di sicurezza che funzionavano su un generatore autonomo togliendo anche l’ultima fonte di luce rimasta.
Si sono poi incrostate alle finestre delle casette, sulle automobili,sul tavolo da ping pong, sugli alberi e alla fine i piu coraggiosi sono penetrati attraverso gli spifferi all’interno delle nostre casette e hanno iniziato a incollarsi su noi poveri esseri umani, infilandosi sotto le gonne di lino, attaccandosi ai capelli, sulle lenti degli occhiali e su quasi qualunque altra cosa esistesse.
Abbiamo iniziato allora a urlare come dei dannati e a correre presi dal panico, è iniziata una danza forsennata e senza movimenti precisi per poterci staccare di dosso quegli scaafaggi volanti.
E le zie le più attrezzate hanno spruzzato bombolette di lacca, di deodorante e di veleno per formiche su ogni insetto.
L’invasione ha preso fine solo una volta che il vento è calato.
Gli insetti morti sono stati spazzati fuori dalle casette, sono caduti dagli alberi e si sono istallati come una moquette scricchilante sul pavimento dei bagni.
Altra cosa non negligiabile è raccontarvi cosa ho dovuto subire in quel momento perchè un’ultimo insetto vivo e vegeto si era attaccato alle calze contenitive della mia futura suocera e lei correndo quà e la con la gonna alzata in giro per il campeggio ha cercato di obbligarmi a toglierglielo di dosso ma io, un po piegata dalle risate per quella vista e un po’ impaurita dal super-insetto resistente allo spray insetticida non sono riuscita a muovermi da li e la povera donna ha dovuto trovare qualcun altro per toglierle lo scarafaggio gigante dalla calze.

Cosi come tutto era iniziato si è concluso lasciandoci con un profondo senso di disgusto nel bel mezzo del pomeriggio successivo dove il sole ha di nuovo fatto capolino e la terra di è seccata.
Non abbiamo potuto lavarci dato l’inopportuno numero di insetti ancora incollato al suolo delle doccie.
E siamo partiti per raggiungere il resto della famiglia nella cascina.
Là, la ,visto il nostro stato e i nostri occhi ancora pieni di orrore, ha smesso di ignorarci e ci ha proposto di mangiare qualcosa di dolce per risollevarci il morale.
Ed ecco che entrano in gioco i Cup Cake dato che ce ne siamo sbafati quattro a testa.
Ma non è ancora il momento della ricetta.. prima ci tengo a farvi parte del resto di sfortuna che si era incollato a noi.
Abbiamo trascorso un sabato sera tranquillo in mezzo alla natura con una vista infinita sulla valle dei vulcani e una domenica riposante stretti vicini alla vedova che poco e poco, anche grazie all’invasione degli scarafaggi ha ricominciato a ridere e poi il mio uomo, i suoi genitori ed io siamo ripartiti verso Saumur dirigendoci a cena dalla sorella del mio ragazzetto.
Ci aspettavano con ansia, dispiaciuti per non essere venuti con noi in Auvergne per il funerale e per festeggiare il nostro ritorno ci hanno proposto una grigliata in giardino.
A fine cena il papà di cedric è andato a cercare i formaggi che avevamo comprato alla Roche PonPon per farli assaggiare a tutti i presenti ma distratto non si sa bene da cosa ha chiuso l’automobile con le chiavi ben appoggiate nel baule.
Abbiamo quindi passato due ore cercando di scassinare la portiera del passeggero, e poi quella del conducente senza alcun risultato (dove sono i bravi scassinatori quando te ne serve uno?!?) e poi, al posto che tornare a casa con un’altra auto a cercare le chiavi di riserva gli uomini presenti hanno avuto la brillante idea di rompere un finestrino ( non delle portiere gia intaccate ma uno nuovo) con un martello e poi con un mattone di cemento.
Il risultato è ovviamente che siamo tornati a casa con una borsa della spesa al posto del finestrino.
Ma non è finita qui.
Nel precedente tentativo di scassinare la portiera han provato ad utilizzare la lama di una spada da samurai decorativa che stava attaccata malamente con due chiodi su un muro del garage.
E il genero, nella sua immane imebecclità (in realtà di solito è piuttosto intelligete per cui non capisco questo suo cambiamento di cervello) ha saltellato sulla punte dei sui piedi per poter staccare la spada che era troppo in alto per lui…
Cosa è successo in quel momento?
Uno dei chiodi ha ceduto e io mi sono presa la spada sulla testa con tanto di fodero per fortuna perchè senno’ nessuno starebbe scrivendovi le vicende ora!.
Grazie mile all’idiozia maschile che non ha pensato di ascoltare il mio consiglio, piuttosto sensato fra l’altro, di andare a cecare quelle maledette chiavi al posto che dimostrarsi degli scassinatori ingommati e rischiare di uccidere la sottoscritta.
Povera me.
Io da casa mi sa che non mi muovo più!

Avrete  capito che ora passiamo alla ricetta perchè peggio di cosi non poteva succedere e  infatti null’altro è successo e la storia si conclude in questo modo.

                                                  Cup Cakes glassati alla Vaniglia

INGREDIENTI:

Per i Cup Cakes:

125 grammi di burro
125 grammi di zucchero
2 uova
120 grammi di farina
mezzo sacchetto di lievito
due cucchiai di latte intero o parzialmente scremato
1 cucchiaino da caffè di vaniglia liquida

Per la glassa:

75 grammi di burro
due cucchiai di latte intero o parzialmente scremato
1 cucchiaio da caffè di vaniglia liquida
225 grammi di zucchero a velo
colorante alimentare (facoltativo)
chicchi di zucchero colorato o palline di cioccolato o lamponi freschi


PREPARAZIONE dei CUP CAKES:

Scaldate il forno a 190°.
In una ciotola sbattete lo zucchero e il burro rammolito fino ad ottenere una crema.
Aggiungete le uova sbattute e la farina a poco a poco insieme al lievito.
Aggiungete poi il latte e la vaniglia e mescolate finchè l’impasto non sarà omogeneo e poi mettetelo nelle formine.
Se le formine sono in silicone non ‘è bisogno di imburrarle altrimenti imburratele per evitare che l’impasto si incolli e non esca mai più (come le ruote dell’auto nel fango della Roche Ponpon).
Infornate i Cup Cake per 15 o 20 minuti finchè non saranno ben dorati e gonfi.

PREPARAZIONE della GLASSA:


Mescalote con uno sbattitore elettrico il burro finchè non sarà ben morbido e non abbia formato una crema densa.
Versate poi il latte e la vaniglia e rimescolate.
Aggiungete metà zucchero a velo e sbattete.
Ripetete poi l’operazione aggiungendo l’altra metà dello zucchero.
Se volete aggiungere il colorante è il momento di farlo. Io non ne avevo e neanche in Auvergne ne avevano quindi nessuno di noi lo ha messo.
Quando la crema è pronta spalmatela con l’aiuto di una spatola sul Cup Cakes che intanto si sarà raffreddato.
Modellate la glassa fino a darne la forma che preferite.
Decorate con quello che volete prima che la glassa si indurisca.
Mettete in frigo almeno mezz’ora e poi serviteli.

Buon appetito e buona fortuna!

___…___…___…___…___…___…___…___…___…___


Vorrei aggiungere solo che in Auvergne ci sono stati anche molti momenti tranquilli, rilassanti e pieni di risate e di visite guidate nei luoghi d’infanzia del mio uomo.
Cosa che mi ha fatto alquanto piacere e che mi ha permesso di entrere un po di piu nell’intimità segreta del mio ragazzo!!!

MORALE DELLA FAVOLA:
Se andate in Auvergne prevedete un ombrello, stivali da pioggia e delle torcie in caso arrivi l’uragano .. E almeno 5 o 6 bombolette spray contro gli insetti tenaci!

Domani Parto

Per prima cosa vi invito a venire comunque ogni giorno a controllare il blog cari lettori, perchè se le mie rare conoscenze informatiche han dato i loro frutti potro’ comunque postare delle ricette anche dal cellulare.
E per seconda cosa vi spiego perchè parto e dove me ne vado…
Allora allora… non è una notizia molto allegra in realtà perchè parto per andare a un funerale.
Uno zio del mio ragazzo è morto l’altro giorno e quando era in vita lui e la sua famiglia erano residenti in AUVERGNE..
Che è una regione della Francia, esattamente in mezzo allo stato che, se non erro ha come capoluogo Clermont-Ferrand.
Dato che questo zio lo avevo conosciuto anche io mi sembra evidente che andro’ al suo funerale.
Vi prego quindi di capire che se non avro’ il tempo di mettere le ricette non è per fuggire di già dalla responsabilità del sito ma per una ragione più importante.

Vorrei potervi comunque dire que parole su questa regione fantastica della Francia di mezzo.
L’Auvergne è una regione verdeggiante completamente riempita di vultani inattivi.
Tra cui il più noto è il Puy de Dome.

E la città di Clermont-Ferrand ospita una cattedrale molto particolare unicamente fatta di pietre nere.

Non so parlare di morte e anche se sapessi farlo non vorrei scrivere nulla in un luogo cosi’ pubblico come puo’ essere il blog per cui vi chiedo solo un pensiero per questa persona che ci ha lasciato e ci rivediamo Domenica cari lettori!!!

Domani Parto

Per prima cosa vi invito a venire comunque ogni giorno a controllare il blog cari lettori, perchè se le mie rare conoscenze informatiche han dato i loro frutti potro’ comunque postare delle ricette anche dal cellulare.
E per seconda cosa vi spiego perchè parto e dove me ne vado…
Allora allora… non è una notizia molto allegra in realtà perchè parto per andare a un funerale.
Uno zio del mio ragazzo è morto l’altro giorno e quando era in vita lui e la sua famiglia erano residenti in AUVERGNE..
Che è una regione della Francia, esattamente in mezzo allo stato che, se non erro ha come capoluogo Clermont-Ferrand.
Dato che questo zio lo avevo conosciuto anche io mi sembra evidente che andro’ al suo funerale.
Vi prego quindi di capire che se non avro’ il tempo di mettere le ricette non è per fuggire di già dalla responsabilità del sito ma per una ragione più importante.

Vorrei potervi comunque dire que parole su questa regione fantastica della Francia di mezzo.
L’Auvergne è una regione verdeggiante completamente riempita di vultani inattivi.
Tra cui il più noto è il Puy de Dome.

E la città di Clermont-Ferrand ospita una cattedrale molto particolare unicamente fatta di pietre nere.

Non so parlare di morte e anche se sapessi farlo non vorrei scrivere nulla in un luogo cosi’ pubblico come puo’ essere il blog per cui vi chiedo solo un pensiero per questa persona che ci ha lasciato e ci rivediamo Domenica cari lettori!!!

Mi domando … e mi rispondo!

Il numero di lettori è facilmente visualizzabile sulla destra del blog e al momento in cui vi parlo è a 367 … ma quello che non vedete è da dove la gente mi segue …
E allora io mi domando cosa ci fanno dei russi e dei malesiani (si dirà cosi???) sulla mia pagina???
Ma in ogni caso fa piacere… ci si sente un po famosi … famosi in senso lato in realtà dato che ancora nessuno si è deciso a lasciare un commento … ma famosi comunque … e se fosse mai che il progetto blog funziona lo devo anche a quei tre russi che han deciso di cliccare su pomponette anche se probabilmente stavano cercando tutt’altro sul grande web!

Ora forse è tempo di alzarsi dalla scrivania e decidermi a fare anche altro delle mie giornate… Perchè questastoria del blog l’ho presa cosi seriamente che passo sei ore seduta alla scrivania a cercare idee per nuove ricette, montare uova a neve o soffriggere la cipolla per inserire le foto e documentarmi su come rendere migliori e più interessanti le notizie che scrivo … ma visto che nessuno mi paga per fare tutto cio, visto che oggi c’è bel tempo me ne usciro’ un oretta a passeggiar con Mary … a, non quello era quello che faceva lo spazzacamini di Mary Poppins.. io camminero’ da sola al parco, per chi volesse raggiungermi sappiate che non è cosi difficile .. dato che ora c’è VoloTea .. la nuova compagnia aerea low cost che viene diretta dalla spagna e che vi porta ovunque per 29 € e 90 cent…

Fra l’altro inizia a giugno da quanto si dice sul sito (www.volotea.com) e portera, tutti quelli che han voglia di prenotare un biglietto, da un capoluogo regionale all’altro in tutta Europa, e per la prima volta dopo la sparizione di Ryanair porterà anche qualcuno qui a Nantes!!!

Parc de Procè, Nantes!

Ma sto divagando, vero? Allora esco!

Buona giornata a tutti e a più tardi!