Espatriata: La Mia Storia
Io, in Erasmus |
Questa settimana mi sa che salteremo il capitolo sulla storia della cucina, perché, dopo due anni che tengo questo blog mi sono accorta che non vi ho ancora raccontato molto di me… Certo certe cose le ho scritte, o si sono potute capire attraverso i miei aneddoti disordinati prima delle varie ricette, ma non ho mai preso il tempo per mettermi li e scrivere di me, per voi, e magari nel modo più ordinato possibile.
Per cui oggi doppio post e domani si vedrà.
Mi dico allora che se vi racconto la mia storia e il mio percorso forse avrete anche più piacere a leggere le mie ricette e i miei svariati post.
Inoltre magari riesco a invogliare qualche compatriota a fare le valigie e girare il mondo.
O, magari, nel migliore dei casi, riesco a
trasmettere il mio pensiero positivo e ottimista.
Perché la mia storia si riassume proprio a questo, tanta tanta testardaggine, un po di orgoglio personale e molto ottimismo, o positivismo o come cavolo lo si vuole chiamare.
Senza questo, sarei probabilmente tornata a casa due giorni dopo essere partita, con la coda tra le gambe e le lacrime agli occhi perché decidere di lasciare tutto, di punto in bianco, non è proprio la cosa più facile da fare.
Per farvi capire da dove viene la mia voglia di vivere in terra di Francia dobbiamo risalire alla mia infanzia, ma prometto che non saro’ lunga.
Anzi, solo poche righe.
Diciamo che per fortuna, e per l’intelligenza di mia madre e la curiosità di mio papà, fin da piccola ho sempre viaggiato in lungo e in largo per l’Europa, ogni estate posti nuovi, niente hotel ma solo un camper e la libertà che esso puo dare.
Ogni volta un posto diverso, strano, sconosciuto, e visto con gli occhi della bambina che ero, anche magico.
Penso che l’Europa ce la siamo fatta quasi tutta, e quando non partivo con la famiglia, una volta adolescente, partivo con gli amici.
E poi grazie alla nonna materna abbiamo parenti sparsi un po ovunque, per cui ogni occasione era buona per rivederli e imparare qualcosa di nuovo anche attraverso le loro storie, le loro vite e le loro esperienze.
Il fiume Erdre, uno |
La mia prima vacanza “da sola” é stata a casa degli zii in Spagna con i due migliori amici, compagni della mia vita ormai da un bel po di tempo. Alla scoperta della costa spagnola ma anche ad arrostire al sole sul bordo piscina.
Una vacanza indimenticabile, particolarmente divertente e che mi ha fatto capire che se la gente é pronta ad accogliermi cosi gentilmente non posso che non trovarmi bene.
Insomma fino ai miei 18 anni nessun fiasco.
La cattedrale di Nantes in lontananza |
Cosi mi sono detta che magari potevo iniziare ad avventurarmi da sola, oltre i confini dello stato, senza persone al seguito o altre che potessero ospitarmi. Solo io, la Francia e una valigia da 23 chili, più un bagaglio a mano da 10 riempito di libri e uno zaino con il computer per non restare proprio isolata da tutto e tutti.
L’Ersasmus é stata una delle esperienze più belle che io abbia mai potuto vivere, ne avevo anche fatto un libro, perso tra i vari computer dei miei compagni di avventura e di cui mi restano solo una manciate di pagine purtroppo.
Campeggio ad Amboise con il mio uomo e tanta pioggia |
MA anche li, vivevo con la borsa di studio, e anche se l’impatto iniziale è stato difficile e mi trovavo in una stanza che puzzava di vomito, isolata dal mondo e che mi sono pure fatta aggredire da un barbone, poi ho conosciuto alcuni personaggi davvero particolare e simpatici e due amiche fuori di testa e mi sono trasferita illegalmente da solo. Il padrone di casa non ne ha mai saputo nulla, o per lo meno fingeva di non sapere anche se mi ha visto più volte sgattaiolare fuori dalla finestra in pijama per non farmi beccare.
Le mie Super-Coinquiline Erasmus in una rimpatriata a Roma |
In realtà il signor Carl Qualcosa, secondo me se l’era fatta una mezza idea della mia vita sotto il suo tetto come terza coinquilina involontaria del mini appartamento.
Vivevamo a tre, in 24 metri quadri di cui almeno due erano di corridoio.
Ma ognuna aveva i suoi spazi, e con il passare dei giorni si era creato un equilibrio incomprensibile ed un’amicizia che dura ormai da sette anni.
Orgogliosa Regista |
Abbiamo viaggiato, esplorato la Bretagna, vissuto la città fino ad averne la nausea, conosciuto francesi poco normali, instaurato amicizie, combattutto con le troppe cose che la vita, in quel periodo ci regalava.
Ogni membro del gruppo era un pezzo perfetto di un puzzle, tra l’altro li sento ancora quasi tutti ogni volta che possiamo!
Tutto era stato una danza perfetta di conoscenze, avvenimenti ed avventure, nulla sembrava lasciato al caso, eppure nulla era previsto o premeditato.
Sono stati mesi assurdi ma magnifici e mi hanno fatto piangere da matti quando ho dovuto riprendere il treno per tornarmene a casa.
Ma erano solo 6 mesi, le vite dei miei amici non erano cambiate cosi tanto da non permettermi di ri-inserirmici rapidamente e la mia famiglia mi aveva riaccolto, con immutato amore.
Nel mio cervello bacato pero’ si era ormai instaurata l’idea che da sola avrei potuto farcela, che a Nantes ci dovevo tornare e che nulla, proprio nulla avrebbe potuto fermarmi.
Ho vissuto un anno a Verona, aspettando di trovare il coraggio, e i soldi, per partire di nuovo.
Non mi sono mai fermata a pensare che sarebbe stato diverso, non sarebbe più stato un gioco.
Volevo tornare la, vivere come i folli Nantesi, lavorare là, laurearmi là. Verona e Brescia avevano perso ogni interesse, troppo piccole per i sogni di una 20enne che si vedeva già giornalista per “Le Monde”.
Credo di essere stata incauta, sconsiderata e poco razionale, come la mia età lo prevedeva.
Avevo valutato tutti i pro ma poco considerato i numerosi contro che se ne stavano nascosti dietro ad un velo in un angolo recondito della mia mente.
Ad agosto del 2009 sono partita senza prevedere nulla di quello che é successo in seguito.
L’università di Nantes ha perso i fogli originali della mia iscrizione e non ha mai voluto accettare le fotocopie, l’università di Verona, poco collaborativa, non mi ha mai fornito altri originali e mi sono trovata già con un bel problema.
Ho combattutto per un po con l’amministrazione e, nonostante le segretarie mi avessero preso in simpatia, non sono riuscita a concludere nulla.
E niente università voleva dire niente borsa di studio.
Ho frequentato lo stesso qualche corso, cosi da intrusa, per impedire al mio cervello di spegnersi e poi mi sono messa alla ricerca di un lavoro.
E anche qui é stato completamente assurdo.
Ero partita poco più di tre mesi prima con la testa piena di sogni e illusioni e mi sono presto trovata ad ammettere che le cose sarebbero state più difficili del previsto.
La famiglia mi mancava da impazzire.
Gli amici mi mancavano.
Tutto mi mancava.
Ma non sono tornata indietro.
Non volevo tornare da perdente.
Cosi mi sono messa a fare la baby sitter e poi la tata per la figlia di una coppia di ricconi che mi pagava una miseria. Ma io non sapevo che c’era un minimo sindacale qui in Francia e cosi ho accettato.
Ho la fortuna di avere una famiglia che mi è sempre stata vicino, nonostante i 1200 km che avevo messo tra noi, e che ha sempre risposto presente quando mi trovato a mangiare fagioli.
Non lo nego, senza il loro aiuto non ci sarei mai riuscita.
In quell’anno vivevo con Sara, una ragazza di Pescare che aveva avuto la mia stessa idea, e che viveva li da un anno prima di me.
Poi sono andata a vivere da sola e anche quello dovro’ raccontarvelo prima o poi… ma non qui, non ora.
Nell’estate del 2010 sono stata presa come menager della band di quello che poi sarebbe divantato il mio uomo, in una settimana ho organizzato 6 date in Italia e siamo partiti con loro.
Al nostro ritorno non ne potevo più di fare la tata, sarà che i mbabini sono mi son mai parsi particolarmente simpatici.
Dopo un anno di quel lavoro ho deciso di cambiare, mi si era aperta una possibilità, avrei potuto diventare commerciale per una grossa azienda assicurativa francese.
Al colloquio mi hanno preso subito, perché parlavo 4 lingue e sembravo sicura di me.
Una cosa che mi ha facilitato nella vita é che ho sempre saputo sembrare sicura, anche nei momenti più duri, i miei datori di lavoro non hanno mai visto nessuna debolezza, nessun segno di cedimento.
Ho fatto carriera in fretta, e dopo 3 mesi soltanto avevo una squadra da dirigere e portavo all’azienda 40mila euro al mese.
Il mio capo non voleva lasciarmi andare e cosi mi facevo 50 ore di lavoro a settimana ed è stato cosi per sette mesi.
Finché un giorno, dopo quasi sei mesi che stavo con il mio uomo, mi sono resa conto che non avevo tempo per nulla, non facevo più ne nuoto ne pallavolo, non vedevo più il mio compagno, non facevo nient’altro se non vendere assicurazioni, 50 ore a settimana e pagate 25.
Ne ho parlato con il mio capo, dicendogli che visto che ero pagata per 25 ore ne avrei lavorate 25. Ovviamente l’idea di perdere i soldi che portavo alla ditta, o almeno una parte di essi non gli è piaciuta molto, ma la sua reazione é stata assurda, da un giorno con l’altro mi ha lasciato a casa, e ancora mi chiedo dove siano finiti i miei ultimi due stipendi, che non mi sono mai stati versati. Forse se li é tenuti lui come indennizzo o che so io.
Anche stavolta non conoscevo ancora bene le leggi francesi e mi sono trovata a casa senza disoccupazione che per alcuni motivi non avevo maturato, colpa sempre di questo tizio in giacca e cravatta che mi aveva fatto firmare un contratto molto avvantaggioso, per lui!
Ho lasciato il mio appartamento, sono andata a vivere con Cedric, grazie al cielo avevo lui.
Ho venduto l’auto.
E non voglio fare pietà a nessuno. Niente di quello che ho affrontato e che vi racconto mi ha fatto realtmente male, si ne soffrivo, ovviamente, ma mi ha reso più forte, più preparata e più adulta.
Mi sono comprata un paio di libri sul diritto francese e me li sono studiata.
Poi sono tornata alla carica e ho cercato un altro lavoro.
Sono finita ad occuparmi di strane vecchiette e contesse incontinenti, ero la loro assistente, la loro badante, la loro cuoce e spesso ero anche il loro oggetto di scherno. Mi hanno chiamato serva. E ogni volta ho telefonato a casa e ho trovato il sosegno amorevole della mia famiglia e dei miei amici.
Sono rimasta fino alla fine del contratto, fino alla partenza per Nancy.
Il sabato andavo anche a 80km da Nantes, e a volte anche la domenica per dare corsi di teatro e mettere in piedi due spettacolo. Quello si che é stato un signor lavoro!!!
Nel mentre mi ero anche iscritta all’università anche se in un corso diverso dato che il mio non potevo portarlo a termine e che sentivo che senza studiare mi perdevo qualcosa, qualcosa che mi è sempre piaciuto.
Io e Cedric stavamo bene insieme. Lavoravamo molto, ci siamo visti poco e i libri di studio erano i miei sfoghi.
Loro e qualche amico Nantese a cui tengo tutt’ora.
Ho finito l’anno come 4 della classe o 6 forse, non ricordo, con voti bellissimi e contenta di averlo fatto perché essere italiana in una classe di soli francesi e con dei buoni risultati risollevava il mio spirito, sopprattutto dopo ore a cambiare pannoloni di illustri sconosciute poco simpatiche e con sadiche abitudini.
A maggio del 2012 ho aperto il blog e poco a poco la mia vita é cambiata.
Mi sono sentita meno sola, in balia di una vita che mi ero cercata ma che non riuscivo ad apprezzare.
I miei amici a casa, e la famiglia leggono quello che scrivo, e cosi li sento vicini.
Mamma e nonne mi spediscono ricette ed ingredienti da provare, voi mi leggete e siete sempre di più, ho iniziato a firmare cose, contrattini e poi ci siamo trasferiti a Nancy.
Ed é stata una rivoluzione.
Casa mi manca, sempre di più , sono pronta a tornare per un annetto o giu di li, non mi sento come se avessi perso tutto, mi sento come un espatriata, tra tanti, che ci sta riuscendo.
Ora sono animatrice, do corsi di cucina ai bimbi, a breve molte altre cose si realizzeranno e intanto il blog cresce ancora.
Nancy, una città sulla quale non avrei scommesso un centesimo mi sta portando felicità e realizzazione, e anche se qui mi sento sola e lontana da casa e vorrei poter vivere le due metà della mia vita in modo completo, so che quest’anno é iniziato bene, che posso scrivere per dei giornali, che posso scrivere per me stessa e per voi.
Che posso cucinare e che a breve lo faro’ per un pubblico maggiore.
Per quelli che vogliono partire dico solo che devono tenersi stretta la loro idea, che devono vivere a pieno il loro sogno ma che non devono partire pensando sia facile perché quello é stato il mio errore più grande.
Niente é facili quando lo si affonta da soli, lontano da casa.
Io inizio dolcemente a sentirmi realizzata e anche se la nostalgia di casa persiste forte in me, so che quest’anno ho avuto grandi soddisfazioni e che se mi impegno ogni giorno, come sto facendo, alla fine gli sforzi pagano, e anche se cosi non fosse potro girarmi verso altre opportunità, ho imparato che anche quando sono sconfitta non ho realmente perduto perché la fuori altre mille opportunità si presentarenno se sapro’ andarmele a cercare.
Ecco, ora sapete qualcosa in più di me, non posso dire che sappiate tutto perché dal 2007 a oggi molte altre cose si potrebbero dire, ma sapete qualcosa in più e questo é sempre un bene.
Buona Giornata a tutti, lettori, famiglia e amici!!!
P.S. Ammetto che non ho scritto tutto questo per voi, ma anche per me, perché quando saro’ una vecchiarella potro’ ancora leggere il mio passato e ricordarmi una parte importante della mia vita!
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