Storie dalla Cucina, Una tavola lunga mezzo milione di anni, IL CIOCCOLATO (capitolo secondo)
Come avrete sicuramente capito oggi parliamo del cioccolato…
«Nove persone su dieci amano il cioccolato e la decima mente.»
O per lo meno cosi sosteneva l’artista americano Jhon Tullius… Voi che ne pensate? Io quasi quasi ci credo! ^___^
Ma quali sono la storia e le origini del cioccolato? Da dove viene questo potente antidepressivo naturale?
Un’antica leggenda azteca fa risalire l’origine del cioccolato agli dei, questo popolo pensava infatti che il cacao (pianta da cui il cioccolato proviene) fosse un dono del loro dio dei venti fatto agli uomini.
Si narra che questo dio, volendo condividere con gli uomini il cibo degli dei rubo’ alla sua specie alcuni semi di questa piantina e, presa forma umana ando’ sulla terra e lo semino’ chiedendo al dio della pioggia di innafiarla e spiegando agli uomini come ricavare dal cacao una bevanda amara e ricca di spezie che appunto era considerata la bevanda preferità delle divinità.
Hernan Cortes |
La pianta del cacao nasce nelle foreste tropicali dell’America centraale.
Maya e Aztechi furono i primi a tostare e raffinare il cacao e creare una pasta amara che poi mescolata a vaniglia, pepe e cannella e con aggiunta di acqua fu la prima cioccolata calda della storia.
L’arrivo del cacao in Europa è dovuto al conquistatore Hernan Contes, conquistatore spagnolo che ne riporto’ ampie quantità dai suoi viaggi.
Cortes e i suoi uomini furono, per un capriccio del destino, ben accolti dai suoi uomini in quanto presi per degli dei e l’imperatore Montezuma come regalo di benvenuto offri loro le preziose piante.
Cortes nel 1524 spedi il primo carico all’imperatore spagnolo descrivendo la cioccolate come una bevanda mistica capace di far camminare un uomo per una giornata senza cibo o acqua ma avando solo in corpo una tazza di cioccolata calda.
Dal quel momento gli spagnoli ebbero il monopolio del cacao e lo lavorarono con il miele e lo zucchero per renderlo meno amaro.
Il cacao arrivo’ in Italia solo nel 1574 grazie al navigatore Fancesco Carletti.
La prima fabbrica di cioccolato fu aperta in Francia (bravi i francesi) nel 1770.
Nonostante questo fu l’Italia ad avere il ruolo più importante nella storia del cioccolato grazie all’inventore Doret che nel 1774 mise a punto una macchina idraulica capace di lavorare la pasta di cacao con vaniglia e zucchero e trasformarla nelle attuali tavolette di cioccolato.
La lavorazione del cacao, fatta in questa maniera fu una vera e propria rivoluzione non solo a Torino, città natale del caro signor Doret ma anche in tutto il resto del mondo sotto più punti di vista.
Molte fabbriche aprirono e si svilupparono granzie all’invenzione di questo macchinario e questo diede una scossa al mondo del lavoro, molte persone di ceto sociale basso vennero ingaggiate per lavorare in queste fabbriche ed in seguito si aprirono numerose cioccolaterie e dando lavoro anche a numerosi artigiani.
Il che permise all’economia di ottenere un certo sviluppo.
Fino al 1800 la cioccolata era solo per i ricchi ma all’inizio del secolo, grazie alla nascita di queste numerose fabbriche anche le classi sociali più povere poterono approfittare del cibo degli dei.
L’ingelese Cadbury fu il primo ad aggiungere il burro di cacao alle barrette ed ottenne grande successo ma fu uno svizzero, un tale signor Lindt (sapete di chi parlo,no?), figlio di un farmacista che nel 1879 nel suo laboratorio in rovina, e con macchinari di seconda mano, trovo’ la formula perfetta per il cioccolato creando delle nuove tavolette che erano dure e croccanti ma che si scioglievano in bocca.
Cristoforo Colombo |
E chi l’avrebbe mai detto all’epoca che Lindt sarebbe diventata la più conosciuta e reputata fabbrica di cioccolato? Di sicuro non noi italiani né i francesi che tutt’oggi continuiamo a contendere il titolo allo svizzero Lindt.
Una curiosità è che il nostro caro Cristoforo Colombo, nel viaggio in cui scopri l’America nel 1492, aveva già assaggiato la bevanda a base di cacao, ma non trovandola di suo gradimento non penso’ minimante a portarla in Europa e io sono certa che ora, si stia rosicando le mani nella sua tomba.
Il cioccolato, non solo aiuta la produzione di endorfine dandoci quindi il buonumore e aiutandoci a combattere lo stress ma è anche più potente di una qualsiasi crema solare proteggendo la pelle dai raggi del sole.
Inoltre aiuta a proteggere il sistema cardio-vascolare. *
E ora andiamo tutti a farci una bella tazza di cioccolata calda!
*Aggiornero’ il post appena ottenuto la licenza per pubblicare alcuni dati statistici.
Storie dalla Cucina, Una tavola lunga mezzo milione di anni, IL PANE (capitolo primo)
capitolo primo
IL PANE
L’alimentazione delle civiltà greca e romana era fondata sulla coltivazione dei cereali. Facevano la polenta di farro, la “celebre” puls di farro, vero piatto nazionale dei Romani ai primordi della loro storia, anche zuppe e focacce e in seguito impararono a fare il pane fatto appunto con farina di farro.
Il farro è una specie di grano duro molto importante nella storia dell’alimentazione dell’umanità.
Si ritenne infatti che per quanto riguarda la panificazione, la farina ottenuta dal farro, sia una delle migliori. Presso i Romani era d’uso che la farina che proveniva dalla macina era immediatamente trasformata in pasta, e quindi cotta.
Il pane, ai tempi dei romani poteva anche essere fatto di farina di grano, anche se più raramente.
Un aneddoto interessante è che sono stati ritrovati alcuni documenti provanti la nascita della prima “panetteria” o forneria che dir si voglia, insomma a Roma la prima forneria apri’ le porte il 15 a.C. e si narra che anche l’imperatore era presente all’inaugurazione.
Come spesso accade la storia si mescola a miti e leggende.
Anche dopo la caduta dell’Impero Romano questo semplice e nutriente alimento ha trovato il suo spazio nell’alimentazione di ogni continente, o quasi.
Saltiamo qualche secolo e veniamo rapidamente alla fine dell’impero romano e all’inizio del medioevo.
Il pane era, nel Medioevo, il simbolo dell’ alimentazione umana anche grazie al Cristianesimo e alla preghiera del Padre Nostro.
Con il pane bianco di frumento si cibavano i nobili, e le classi più ricche.
La povera gente, il volgo, si sfamava invece con il pane d’avena o di crusca. La sua preparazione consisteva nel fare una pasta senza sale, lievito e spezie, che veniva riposta in un luogo caldo durante la notte e si infornava il giorno dopo.
Questo tipo di pane a “lunga conservazione” era anche il cibo portato dai pellegrini nelle loro bisacce.
Con il passare del tempo il pane si è evoluto e trasformato ma la “ricetta” per fare il pane, utilizzata dai fornai nel medioevo è più o meno la stessa usata oggi dai nostri fornai.
Da tempo immemore esistono frasi, aforismi, motti, poesie e libri che parlano di questo alimnto, e, se siete interessati ad aprrofondire vi consiglio il libro: “Il libro del Pane, storia, profumi e ricette” scritto da Alessandra Meldolesi ed edito da “Editore Ponte delle Grazie”.
Vi lascio una frase, tratta proprio da questo libro, che trovo particolarmente toccante:
«Nessun cibo in Occidente ha un valore tanto pregnante, perché il pane non è soltanto buono: presente all’appello sulle tavole degli oppressi e dei potenti, in ogni epoca e in ogni luogo, ha accompagnato i riti religiosi e le manifestazioni politiche, raccolto gli umori di filosofi, artisti e scrittori. Il pane ha un fascino antico...»
Il pane inoltre, simile, o completamente diverso da quello che portiamo quotidianamente sulle nostre tavole, esiste ovunque nel mondo …
Il pane di frumento è infatti il pane dei paesi occidentali, dell’Europa temperata e di alcuni stati americani ed la più importante fonte di carboidrati della dieta.
Nei paesi come la Norvegia, la Finlandia, la Danimarca e la Svezia invece il pane comune é fatto di segale.
Inoltre in questi paesi più freddi il pane non è propriamente un alimento quotidiano ed ha un prezzo più alto in quanto da quelle parti non è che ci siano campi di segale a perdita d’occhio.
In Africa e nelle zone calde del sud-ovest asiatico (paesi arabi) spesso è usato il pane di miglio o di sesamo, in precise località africane è presente il pane di Teff. L’uso di tali cereali è giustificata dal fatto che questi trovano in quelle regioni le condizioni ottimali di coltivazione.
In Cina, Corea e Giappone,anche se i piatti si accompagnano più spesso con del riso bollito, esiste comunque il pane anche se è fatto di farina di riso e recentemente, sopprattutto in Cina, a causa dell’influenza dell’occidente, è arrivata la “moda” del pane fatto con farina di frumento che viene cotto, al posto che in un forno, in una grande pentola d’olio bollente. Il pane fritto cinese è ora sbarcato anche da noi, qui in Europa, grazie ai numerosi ristoranti asiatici (che io adoro!).
In ultimo vi lascio la ricetta per fare il pane, perché dopo tutta questa storia a me è venuta un po fame.
Pane
INGREDIENTI:
500 gr di farina
300/350 gr di acqua (variabile a seconda del tipo di farina)
15 gr di lievito di birra
10 gr di sale
(arriverete a spendere circa 3 euro)
PREPARAZIONE:
Per prima cosa prendete una ciotola e verstate al suo interno dell’acqua tiepida e il lievito per farlo sciogliere.
Poi, in un recipiente più grande mettete la farina, e l’acqua con il lievito e cominciate ad impastare.
Quando il composto è omogeneo aggiungete un cucchiaino di sale e mescolate ancora. Quando l’impasto è nuovamente omogeneo toglietelo dalla ciotola, mettetelo sul piano di lavoro e preparatevi a lavorarlo per qualche tempo con le mani. Se serve aggiungete farina o acqua.
Storie della Cucina, Una tavola lunga mezzo milione di anni, INTRODUZIONE
Ho deciso di creare un nuovo tema, qui sul blog che spero possa interessarvi quanto interessa a me.
Questo tema riunisce alcune delle mie grandi grandissime passioni, la CUCINA, ovviamente, la STORIA, la SCRITTURA e la LETTERATURA.
Fin da piccola, fin proprio da quando ho iniziato a parlare, ho sempre chiesto il perché delle cose, come funzionavano, da dove venivano, perché fare in un modo piuttosto che in un altro. A tal punto che ricordo spesso la mia nonna materna chiedermi di fare un BREAK, una pausa insomma, perché chiedevo cosi tante cose che non riusciva più a starmi dietro, e anche perché, forse, le facevo venire un po il mal di testa.
Anche mia mamma rispondeva sempre alle mie numerose domande e mi rendo conto che con il tempo la mia curiosità è sempre aumentata.
Durante l’adolescenza ho avuto al fortuna di conoscere un amico in particolare che come me ha sempre cercato di accrescere la sua cultura e parlavamo di tutto, ma di libri in particolare fino a ore assurde la notte.
Non che io non andassi a ballare o non attraversassi la tipica crisi adolescenziale, assolutamente, tutto questo esisteva, la prima sbornia e il resto, come chiunque, ma poi, tornavo sempre ai miei cari libri.
Quando andavo in vacanza con i miei genitori, fin da bambina, i libri erano il bagaglio più pesante.
Partivamo in Camper e quindi ognuno di noi aveva diritto ad un armadietto per i vestiti… Io di armadietti ne avevo due, e, ricordo che un’estate, mentre facevamo il giro dell’Europa, di giurno visitavo città, musei, castelli e quant’altro e di notte leggevo!
Quell’estate in particolare ho letto una quarantina di libri in un mese.
Si lo ammetto sono proprio una gran noia di ragazza! 😉
E tornata a casa dalle vacanze, per recuperare il sonno perduto ci ho messo un bel po di tempo!
Erano le vacanze perfette, posti meravigliosi da visitare, cose da imparare, nuovi piatti sconosciuti da assaggiare e libri su libri da divorare!
E ora che sono un’adulta la cosa non é cambiata, nutro il mio corpo con cibi provenienti da ogni parte del mondo, e il mio “spirito” ingurgitando libri di ogni sorta, su quasi ogni argomento e ad una velocità quasi nauseante.
Una delle cose che più mi indispettiscono del vivere in Francia, é il non avere mai abbastanza libri in italiano da leggere e quando, come in questo periodo, mi trovo a corto di letture mi sento un po triste. Aspetto con ansia il rientro in Italia per fare nuovi rifornimenti.
Col tempo ho dovuto ridurre la quantità di libri letti in quanto tra il lavoro e la vita di tutti i giorni non mi lascia molto tempo per coltivare tutte le mie passioni e dedicandomi al blog e alla cucina cosi spesso, i libri sono passati “leggermente” in secondo piano.
Potete pero’ chiedere al mio compagno, la Domenica pomeriggio io ignoro tutto il mondo e mi rintano nel mio letto con un libro e chi s’é visto s’é visto!
Tornando al tema principale di questo post, vorrei per l’appunto unire questa mie passioni, sperando sia utile anche a voi e parlarvi, una volta a settimana, o una volta al mese (si vedrà) della STORIA DELLA CUCINA … cosi’ se per caso c’é qualche folle come me che è interessato al perché e al per come delle cose potrà essere servito.
Ogni capitolo parlerà di un alimento in particolare, delle sue origini, della sua evoluzione attraverso i secoli e dei paesi in cui è diffuso.
Una specie di libro on-line, gratuito, in cui possiamo cercare informazioni o aneddoti… che sia per fare bella figura con i vostri ospiti, o per cultura personale, o ancora solo perché siete capitati qui per caso, spero che questo nuovo progetto possa interessarvi.
Attraverseremo insieme, virtualmente purtroppo, il mondo e la sua storia, attraverso quei piatti o alimenti che tanto ci stanno a cuore.
Sperando che l’idea vi piaccia vi auguro una buona giornata e mi metto subito a studiare per potervi raccontare quello che scopro!
Per chi pensa che sia una noia, non verro’ a cercarvi a casa, non mettero’ cavalli morti nel vostro letto e, promesso non mi trasformero’ in capitano Uncino per rapire i vostri bimbi, me ne staro qui a Nancy buona buona e vi amero’ lo stesso. ^____^