Ricette

I Muffin alla Carammello ovvero i Dolci della Pace

Dolci | 24 Maggio 2012 | By

 Ah, fa un caldo pazzesco.
Sopprattuto per essere a Nantes.
Ci sono 7 gradi e sono le 11 di sera per cui sono in pantaloncini corti e t-shirt dell’Hard Rock Cafè di Buenos Aries che papà mi ha spedito dal suo ultimo viaggio e bevo un caffè freddo allungato con tanta acqua.
Mi sono farcita di antistaminici sperando che il mio raffreddore/probabile allergia passi e che io stanotte non debba dormire a bocca a perta che poi entrano i ragni.
o per lo meno l’ho letto da qualche parte che ci entrano i ragni e ora ho paura.
Saro’ stupida!
In ogni caso cosa si fa di solito quando fa caldo?
Nulla, o qualcosa di fresco … Io invece mi metto a sperimentare nuove ricette per poterle mettere su questo stupido blog e per far contento quel coso con due gambe che vive con me … Ovviamente non il gatto perchè lui di gambe ne ha 4 che poi manco di chiamano gambe per cui ci siamo capiti.
In ogni caso io non faccio null’altro di meno intelligente che accendere il forno a 180° e cuocere tortini al cioccolato e muffin al caramello.Si perchè la ricetta dolce di oggi è proprio quella di questi super-muffin caramellosi.
Fra l’latro non sono al caramello semplice che tutti conosciamo ma al caramello al burro salato .. una creazione divina che si narra mangiassero i druidi al tempo dell’antica Gallia.
Vi daro ‘anche la ricetta del caramello al burro salato appena dopo questo post,ok?
E poi qui in Francia si sa, il caramello serve a fare pace col mondo e si offre in segno di riconciliazione alla persona amata.
E dato che io sbraito e urlo come una gallina e lui fa la stessa cosa per ogni divergenza oggi c’è proprio bisogno di muffin della pace.
Eccovi la ricetta in caso nache voi siate stati di umore litigioso tutta la giornata!!!

                                                Muffin al Caramello
 
INGREDIENTI (per 9 muffins):

150 grammi di farina
5 grammi di lievito
1 uovo
125 grammi di yogurt
50 grammi di burro fuso
50 grammi di zucchero
1 cucchiaio di caramello
1 presa di sale
 
PREPARAZIONE:
Si comincia dividendo gli ingredienti secchi da quelli umidi in due terrine diverse.
Nella terrina degli ingredienti umidi aggiungere uncucchiaino di caramello, mescolare bene, in modo che sia ben bene amalgamato.
Si accende il forno a 200°C, ventilato.
Nel mentre si mescolano il meno possibile gli ingredienti, in teoria si dovrebbe girare il mestolo nella terrina per un massimo di 12 volte ma si sa che on sempre le cose si fanno come si devono per cui io mescolo un po di piu e incrocio le dita perchè il risultato sia buono lo stesso.
Infornare, dopo 5 minuti abbassare il forno a 180°C e procedere lacottura per altri 15-20 minuti a seconda di quanto li volete dorati.

Prima di servire aggiungere una spolverata di zucchero (se vi va) e consumare.

Perfetti con il caffè, con il caffelatte la mattina o con un thè alla vaniglia nel pomeriggio.
Speriamo che funzionino e che pace sia fatta perchè io altrimenti non so proprio dove sbattere la testa!!! 

Quiche Lorraine (Torta salata di origine francese)

Restiamo in tema piatti facili da fare e da trasportare quando si parte per un week end in camper, in auto, in bici o anche a dorso di asino.

UN PO’ DI STORIA:

La quiche lorraine è una delle preparazioni francesi più famose.
Viane dalla regione della Lorena.
E’ diventata ormai un piatto sevito anche nei grandi ristoranti nonostante si possa realizzare velocemente e con pochissimi ingredienti e piu spesso sia venduta nelle boulangerie (fornerie).
Questa torta salata, originaria appunto di una zona del Nord della Francia che è la Lorena, è soffice e saporita e si può preparare aggiungendo al ripieno le verdure, le cipolle o tanti tipi di formaggi. Utilizzate rigorosamente la pasta brisée, fatta in casa o confezionata, perché la pasta sfoglia nella quiche è considerata un vero sacrilegio!

                                                                Quiche Lorraine

INGREDIENTI:

1 rotolo di pasta brisée già pronta
200 g di pancetta a cubetti
1 cucchiaio di olio di oliva
3 uova
250 ml di panna da cucina
150 g di emmental grattuggiato
sale e pepe q.b.

PREPARAZIONE:

Foderate una teglia circolare del diametro di 22 cm con il rotolo di pasta brisée.
Praticate qualche foro sul fondo con una forchetta.
In seguito sbattete le uova con il sale, unite la panna e il formaggio.
Incorporate anche la pancetta a cubetti che avrete rosolato per qualche minuto in pochissimo olio e che avrete in seguito lasciato raffreddare per qualche minuto.
Versate poi sulla pasta brisée composto di uova, panna, emmental e pancetta e livellate bene.
Ripiegate verso il centro l’eventuale pasta in eccesso e infornate la quiche lorraine a 180° per 35 minuti fino a quando non sarà dorata.
Servite subito oppure riponetela una volta fredda in un contenitore ermetico e trasportatela dove volete.

Le uova di conservano per un paio di giorni per cui non dovreste avere problemi per tutto l’week end!

Riso Freddo

Oggi è stata una giornata abbastanza piena di cose da fare e cosi mi ritrovo alle 8 meno 10 a preprare il primo post della giornata.
Sabato mattina il mio ragazzo, due nostre amiche ed io partiamo per la terza esperienza di campeggio del mese.
Per evitare il rischio di essere invasi da strani animali un’altra volta abbiamo deciso di partire in camper.
Un camper che ha circa vent’anni e che si lascia guidare dolcemente ovunque anche se arranca un po’ nelle salita data la sua età avanzata…
Un mezzo di trasporto sicuro (a prova di dugonghi) e molto comodo.
In ogni caso molto più comodo di una tenda o di uno chalet dato che i bagni sono all’interno dell’abitacolo e non a centro metri a piedi sotto la pioggia e coperti di scarafaggi.
Inoltre c’è un cucinino a gas, un frigo e posto per 5 persone.
Dato che il viaggio si prevede lunghino abbiamo comunque deciso di preparare qualche piatto pronto prima di partire e cosi arriviamo all’idea del riso freddo che si conserva bene, è privo di grassi assurdi, e sopprattutto è molto nutriente.
Ed ecco la ricetta.

                                                                 Riso Freddo

INGREDIENTI (per 4 persone e più):

400 grammi di riso
150 grammi di prosciutto a cubetti
100 grammi di piselli finissimi
100 grammi di mais
5 wurstel
qualche pomodorino
prezzemolo (facoltativo)
Cipolline sott’olio (facoltativo per via dell’alito)
sale
olio

PREPARAZIONE:

Mettere l’acuqa salata a bollire e quando bolle buttare il riso.
Intanto aprire le scatolette di mais e piselli e lasciar sgocciolare il contenuto per qualche minuto.
Prendere i Wurstel, tagliarli a rondelle e metterli a grigliare in una padella calda insieme ai dadini di prosciutto.
Lasciar raffreddare e poi unire tutti gli ingredienti, aggiungere un po di olio e di sale e lasciar stare mentre il riso finisce di cuocere.
Se decidete di agiungere le cipolle fate sgocciolare anche quelle.
Se le cipolle non erano gia pronte in una di quelle conserve comode comode che si trovano al supermercato è semplice farle in casa.
Basta mettere una cipolla grande in forno per una mezz’ora a 180° e poi tagliarla a fettine, oliarla e salarla.
In ogni caso quando il riso è pronto scolatelo, raffeddatelo con l’acqua fredda immediatamente in modo inoltre da togliere l’amido in eccesso e poi mescolarlo con il resto degli ingredienti.
Aggiungere i pomodorini tagliati a metà e il prezzemolo e mescolare di nuovo.
E il gioco è fatto.

Una variante è con il tonno, il salmone affumicato o i surimi.
Oppure con le uova, o ancora con i cetriolini o le carote.
Oppure, al posto che con l’olio conditelo con la maionese anche se in quel caso bisognerà mangiarlo in giornata per non rischiare intossicazioni.

Buona cena a tutti e a prestissimo!

Tortine al Cioccolato con cuore cremoso perchè a volte abbiam bisogno di risollevarci il morale

Dolci | 23 Maggio 2012 | By

 

Giornata di nuovo piena di emozioni contrastanti, di scoperte agrodolci, e bisogno di tirar su il morale.
Ho gia dato la ricetta del Fondant al Cioccolato e questo dolce diffetrisce di poco in ingredienti e preparazione.
La sola vera differenza è che nei fondent il cuore non è completamente colante mentre in cuesta torta all’interno troviamo una crema al cioccolato fondente molto piu liquida che inonderà il piatto quando apriremo il dolcetto con il cucchiaio.

                                   Tortine al Cioccolato con Cuore Cremoso

INGREDIENTI:

80 grammi di cioccolato fondente (ma potete anche farne una versione con il cioccolato bianco che sarà altettanto deliziosa)
50 grammi di burro salato
due uova

40 grammi di zucchero
1 cucchiaio da minestra di farina bianca
e un po’ di buona volontà perchè fare un dolce dopo una giornata del genere sembra una missione impossibile

PREPARAZIONE:
Mescolare uova e zucchero insieme in una ciotola abbastanza ampia.

Fate fondere il cioccolato e il burro insieme al microonde in un contenitore adatto (se non volete che il fornetto esploda).

Mescolare il cioccolato fuso e il burro in modo da formare una crema lucida e omogenea e poi aggiungerli alla preparazione di zucchero e uova.

Mettere anche il cucchiaio di farina e mescolare ancora una volta.
Pre-riscaldare il forno a 180°.
Poi potete dividere la preparazione in piu formine o lasciarla in un’unica teglia.

L’unica differena sarà il tempo di cottura.
Per le mini-tortine ci vogliono circa dieci minuti, nel sao di n’unica grande torta ci vorrà leggermente di più.

Togliere dal forno e servire caldo e se volete con una spolverata di zucchero a velo.

Quando li aprirete il cioccolato fuso si spargerà ovunque sul piatto un profumo intenso di cacao vi invaderà!

Io li ho lasciati nelle mie formine per poterli conservare piu facilmente per cui qui sotto troverete la foto di come usciranno se li toglierete dalle mini-teglie altrimenti il risultato è come la prima foto all’inizio del post!





Lettera ad una malato di Alzheimer

Caro nonno
un giorno ti sei perso. Dimenticando. Cancellando, con la delicatezza di un adagio, ogni sfumatura. Ogni ricordo. Ogni nome. Ogni luogo. 
Questa malattia che ti ha preso tra le sue braccia e che piano piano ti porta via da noi e che ogni giorno ti ruba un pezzo di te, di noi e di me.
Ti cancella i contorni. Ti cancella i ricordi. Ti lascia perso, nel tuo involucro di pelle ed ossa.
E nei tuoi occhi la scintilla della vita si nasconde.
Forse è andata perduta anche lei. 
La demenza non ti lascia scampo. 
Passa una gomma sulla linea della tua vita.
Poco fa ero al telefono con la mamma che mi raccontava come sei riuscito a uscire dall’ospedale, a nasconderti dagli occhi dei medici e come poi quando ti hanno ritrovato e ti han chiesto dove andavi non hai aputo rispondere.
E di colpo, come lo sparo di un fucile, mi sono accorta che tutto sembra davvero andato perduto.
Non so se sai dov’è la tua casa.
La casa che hai disegnato, progettato e costruito con le tue mani.
Da qui dove sono non posso sapere se sai ancora chi siamo.
La nonna che ti ama e nasconde la tua malattia tra le pieghe del suo cuore.
E i tuoi figli.
La mia mamma principalmente perchè la chiamo ogni giorno e ogni volta mi parla di te e sento il peso della tua malattia che la invecchia prematuramente.
E anche gli zii con cui parlo raramente che probabilmente soffrono anche loro, alla loro maniera.
L’Alzheimer ti sta portando via tutto.
E paradossalmente lo porta via anche a me.
Le passeggiate in montagna, i panini con la mortadella, la casa sull’albero.
E le vacanze insieme.
Mi rendo conto che tutti questi ricordi non potro’ piu dividerli con te e che la mia infanzia mi sfugge dalle mani man mano che la dimentichi.
Ringrazio che tu abbia questa malattia e non un’altra perchè tu non ne soffri.
Non sei conscio di chi sei di cos’hai e della gente intorno a te che piange di dolore ogni tuo ricordo svanito.
Ringrazio lo stesso perchè non hai il parkinson che avrebbe racchiuso la tua mente illustre in un corpo sempre piu immobile.
Ringrazie perchè non sei depresso tu li nel tuo mare di nulla.
Sono andati persi i tuoi consigli. 
Perdute le tue prediche. 
Abbandonandoti all’oblio. 
E sono andate perdute le serate estive, seduti tutti intorno al tavolo in giardino.  E lo spazio non ha più significato per te. 
Ed ogni mattino è come ieri. E come domani.
Non sai piu che giorno è, che ora è.
Tu che eri cosi intelligente e colto e duro nei tuoi ritmi di vita.
Tu che eri cosi autonomo e forte.
E cocciuto.
Testardo.
Vecchio stampo.
Cosa resta di quell’architetto che si è laureato primo tra tutti in un epoca in cui la cultura era ancora il lusso di pochi?
Cosa resta del padre dei tuoi tre figli?
Cosa resta del marito fedele e amato?
Di un matrimonio durato più di 50 anni?
E i cruciverba che facevamo noi due il pomeriggio.
Ricordo che le ultime volte che ne abbiamo fatti insieme inserivi parole a caso, tu che eri imbttibile con le definizioni.
Tu che eri il re della lingua italiana, il mio Dante, il mio Petrarca.
La tua scrittura si è inclinata sempre di più schiacciata dalla fatica di ricordare come si scrivevano certe parole e io accanto con un nodo alla gola vedevo svanire il mio mentore.
La persona che piu amo al mondo che mi ha insegnato a leggere quando ancora i bambini normali infilavano stelle cerchi e quadrati nelle apposite formine.
Tu che traboccavi di cultura, di paroloni importanti.
Tu che mi leggevi libri in latino come favole della buona notte.
Tu che hai imparato a usare il computer nonostante fossi nato in un tempo in cui neanche esisteva questa parola.
E allora dove sei?
Dove hai rinchiuso i tuoi ricordi?
Dove è finito il tuo francese perfetto per parlare con la nonna?
Dove sono andate le nostre giornate insieme.
La tua storia d’amore con Elsa dove l’hai rinchiusa?
perchè in fondo so che è solo finzione pensare che ancora celi qualche ricordo nel profondo della tua anima saggia.
Ma voglio ancora illudermi che quando al telefono mi dice “ciao stellina” sai ancora chi sono.
Che quando ti parlo di Nantes, la città da cui ha strappato la nonna e dove io ho trovato l’amore proprio come te sai ancora dove si trova.
E mi stringo forte alla certezza che almeno tu non soffri per tutto quello che dimentichi.
Sono triste quando penso alla mia mamma che viene a trovarti ogni giorno e non sa se ancora ti ricordi di lei, se la riconosci sotto quei capelli rossicci e i suoi occhi pieni di paura.
E mi sento cosi arrabbiata quando penso che la tua malattia ti renderà sempre più bambino, che ti strappa la tua umanità, cancella la tua età adulta e i ricordi più preziosi.
Un tempo ci raccontavi sempre dei ragazzi di Bottonaga,del tuo amico Arturo, di Giacomo, di quando cantavi nel coro da bambino, e delle vacanze in camper.
E ora chissà cosa racconti.
Chissà cosa vedono i tuoi occhi stanchi.
E io lontano da te perdo i tuoi ultimi anni di vita.
Dico anni sperando inconsciamente di tornare e stare accanto a te prima che tutto questo prenda fine.
E vorrei essere un sostgno per questa nonna che sta sola a casa tra le foto e il camino a soffrire e negare questa tua malttia.
E vorrei essere accanto alla famiglia che soffre.
Ma tu cosa vorresti?
Tu che hai sempre previsto per me un futuro brillante e che hai accettato per primo questo mio viaggio lontano.
Cosa vorresti tu nonnino mio?
E allora caro nonno, se mai un giorno ci ritroveremo da qualche parte in questo oblio che è la tua vita sappi che ti ho sempre voluto bene.
Che sono felice tu non sia conscio di questa malattia infame che ti prende sempre piu velocemente, dapprima al ritmo di un lento, e poi di un valzer e poi di una cavalcata in campagna.
Vorrei sentissi l’odore del mare ancora tutte le volte che vuoi, il respiro dell’oceano e il rumore delle onde.
Vorrei ci trovassimo a metà strada tra la tua malattia e la mia sofferenza e tu potessi ancora insegnarmi qualcosa.
Anche se credo che qualcosa me lo stai ancora insegnando.
Mi rendi forse piu forte, mi spingi a vivere appieno ogni giorno e a scegliere senza rimpianti.
Mi insegni a vivere.
E io vorrei poter fare lo stesso per te.
Stapparti all’Alzheimer e riportarti con noi.
So che non è possibile ma se ancora ti ricordi di me, in qualche vago istante delle tue giornate all’ospedale, sappi che ti voglio ancora bene nonno anche se qui vedo solo un involucro, un corpo vuoto, sappi che amo ancora la tua mente vispa e la tua anima intelligente, le tue mani rugose, i tuoi occhi aperti sul mondo, i tuoi difetti, il tuo essere burbero e severo.. Sappi che amo tutto nonno di te e che non sono la sola!
Non partire!


Jessika

Lettera ad una malato di Alzheimer

Caro nonno
un giorno ti sei perso. Dimenticando. Cancellando, con la delicatezza di un adagio, ogni sfumatura. Ogni ricordo. Ogni nome. Ogni luogo. 
Questa malattia che ti ha preso tra le sue braccia e che piano piano ti porta via da noi e che ogni giorno ti ruba un pezzo di te, di noi e di me.
Ti cancella i contorni. Ti cancella i ricordi. Ti lascia perso, nel tuo involucro di pelle ed ossa.
E nei tuoi occhi la scintilla della vita si nasconde.
Forse è andata perduta anche lei. 
La demenza non ti lascia scampo. 
Passa una gomma sulla linea della tua vita.
Poco fa ero al telefono con la mamma che mi raccontava come sei riuscito a uscire dall’ospedale, a nasconderti dagli occhi dei medici e come poi quando ti hanno ritrovato e ti han chiesto dove andavi non hai aputo rispondere.
E di colpo, come lo sparo di un fucile, mi sono accorta che tutto sembra davvero andato perduto.
Non so se sai dov’è la tua casa.
La casa che hai disegnato, progettato e costruito con le tue mani.
Da qui dove sono non posso sapere se sai ancora chi siamo.
La nonna che ti ama e nasconde la tua malattia tra le pieghe del suo cuore.
E i tuoi figli.
La mia mamma principalmente perchè la chiamo ogni giorno e ogni volta mi parla di te e sento il peso della tua malattia che la invecchia prematuramente.
E anche gli zii con cui parlo raramente che probabilmente soffrono anche loro, alla loro maniera.
L’Alzheimer ti sta portando via tutto.
E paradossalmente lo porta via anche a me.
Le passeggiate in montagna, i panini con la mortadella, la casa sull’albero.
E le vacanze insieme.
Mi rendo conto che tutti questi ricordi non potro’ piu dividerli con te e che la mia infanzia mi sfugge dalle mani man mano che la dimentichi.
Ringrazio che tu abbia questa malattia e non un’altra perchè tu non ne soffri.
Non sei conscio di chi sei di cos’hai e della gente intorno a te che piange di dolore ogni tuo ricordo svanito.
Ringrazio lo stesso perchè non hai il parkinson che avrebbe racchiuso la tua mente illustre in un corpo sempre piu immobile.
Ringrazie perchè non sei depresso tu li nel tuo mare di nulla.
Sono andati persi i tuoi consigli. 
Perdute le tue prediche. 
Abbandonandoti all’oblio. 
E sono andate perdute le serate estive, seduti tutti intorno al tavolo in giardino.  E lo spazio non ha più significato per te. 
Ed ogni mattino è come ieri. E come domani.
Non sai piu che giorno è, che ora è.
Tu che eri cosi intelligente e colto e duro nei tuoi ritmi di vita.
Tu che eri cosi autonomo e forte.
E cocciuto.
Testardo.
Vecchio stampo.
Cosa resta di quell’architetto che si è laureato primo tra tutti in un epoca in cui la cultura era ancora il lusso di pochi?
Cosa resta del padre dei tuoi tre figli?
Cosa resta del marito fedele e amato?
Di un matrimonio durato più di 50 anni?
E i cruciverba che facevamo noi due il pomeriggio.
Ricordo che le ultime volte che ne abbiamo fatti insieme inserivi parole a caso, tu che eri imbttibile con le definizioni.
Tu che eri il re della lingua italiana, il mio Dante, il mio Petrarca.
La tua scrittura si è inclinata sempre di più schiacciata dalla fatica di ricordare come si scrivevano certe parole e io accanto con un nodo alla gola vedevo svanire il mio mentore.
La persona che piu amo al mondo che mi ha insegnato a leggere quando ancora i bambini normali infilavano stelle cerchi e quadrati nelle apposite formine.
Tu che traboccavi di cultura, di paroloni importanti.
Tu che mi leggevi libri in latino come favole della buona notte.
Tu che hai imparato a usare il computer nonostante fossi nato in un tempo in cui neanche esisteva questa parola.
E allora dove sei?
Dove hai rinchiuso i tuoi ricordi?
Dove è finito il tuo francese perfetto per parlare con la nonna?
Dove sono andate le nostre giornate insieme.
La tua storia d’amore con Elsa dove l’hai rinchiusa?
perchè in fondo so che è solo finzione pensare che ancora celi qualche ricordo nel profondo della tua anima saggia.
Ma voglio ancora illudermi che quando al telefono mi dice “ciao stellina” sai ancora chi sono.
Che quando ti parlo di Nantes, la città da cui ha strappato la nonna e dove io ho trovato l’amore proprio come te sai ancora dove si trova.
E mi stringo forte alla certezza che almeno tu non soffri per tutto quello che dimentichi.
Sono triste quando penso alla mia mamma che viene a trovarti ogni giorno e non sa se ancora ti ricordi di lei, se la riconosci sotto quei capelli rossicci e i suoi occhi pieni di paura.
E mi sento cosi arrabbiata quando penso che la tua malattia ti renderà sempre più bambino, che ti strappa la tua umanità, cancella la tua età adulta e i ricordi più preziosi.
Un tempo ci raccontavi sempre dei ragazzi di Bottonaga,del tuo amico Arturo, di Giacomo, di quando cantavi nel coro da bambino, e delle vacanze in camper.
E ora chissà cosa racconti.
Chissà cosa vedono i tuoi occhi stanchi.
E io lontano da te perdo i tuoi ultimi anni di vita.
Dico anni sperando inconsciamente di tornare e stare accanto a te prima che tutto questo prenda fine.
E vorrei essere un sostgno per questa nonna che sta sola a casa tra le foto e il camino a soffrire e negare questa tua malttia.
E vorrei essere accanto alla famiglia che soffre.
Ma tu cosa vorresti?
Tu che hai sempre previsto per me un futuro brillante e che hai accettato per primo questo mio viaggio lontano.
Cosa vorresti tu nonnino mio?
E allora caro nonno, se mai un giorno ci ritroveremo da qualche parte in questo oblio che è la tua vita sappi che ti ho sempre voluto bene.
Che sono felice tu non sia conscio di questa malattia infame che ti prende sempre piu velocemente, dapprima al ritmo di un lento, e poi di un valzer e poi di una cavalcata in campagna.
Vorrei sentissi l’odore del mare ancora tutte le volte che vuoi, il respiro dell’oceano e il rumore delle onde.
Vorrei ci trovassimo a metà strada tra la tua malattia e la mia sofferenza e tu potessi ancora insegnarmi qualcosa.
Anche se credo che qualcosa me lo stai ancora insegnando.
Mi rendi forse piu forte, mi spingi a vivere appieno ogni giorno e a scegliere senza rimpianti.
Mi insegni a vivere.
E io vorrei poter fare lo stesso per te.
Stapparti all’Alzheimer e riportarti con noi.
So che non è possibile ma se ancora ti ricordi di me, in qualche vago istante delle tue giornate all’ospedale, sappi che ti voglio ancora bene nonno anche se qui vedo solo un involucro, un corpo vuoto, sappi che amo ancora la tua mente vispa e la tua anima intelligente, le tue mani rugose, i tuoi occhi aperti sul mondo, i tuoi difetti, il tuo essere burbero e severo.. Sappi che amo tutto nonno di te e che non sono la sola!
Non partire!


Jessika

Crab cakes ovvero Tortine di Granchio

Dato che ormai vi ho già proposto ricette francesi a bizzeffe,un paio di ricette inglesi, una serie di quelle italiane e anche delle asiatiche tanto vale continuare il giro del mondo e fare una ricetta tipica americana.
Questa ricetta viene piu precisamente dal Maryland.

Baltimora (Capitale del Maryland)

   Ecco la ricetta e provatela al più presto perchè è davvero buonissima!!!                                                               
                                                                         Crab Cakes

INGREDIENTI:

60 grammi di burro
una cipolla e mezza (tritata)
650 grammi di polpa di granchio (o di surimi in mancanza di vera polpa)
duecento grammi di mollica di pane
4 uova sbattute
sale
100 grammi di farina
olio per friggere

PREPARAZIONE:

Sciogliete il burro in una larga padella e aggiungete le cipolle.
Fatele saltare per circa 3 minuti, fin quando non diventano ben colorate.
Togliete la padella dal fuoco e mettetevi dentro la mollica di pane e la polpa di granchio.
Nel frattempo in una terrina versate le uova sbattute e il sale e mescolate bene.
Aggiungetevi il composto alla polpa di granchio, lavorate bene e formate le crocchette (circa 20).
Passatele nella farina.
In una padella fate scaldare l’olio, e quando è ben caldo friggete le crocchette di granchio per circa 3 minuti, fino a renderle dorate.
Servite con un po’ di insalata come secondo piatto oppure come aperitivo!!!

Cocktail Tropicale

Aperitivi | 23 Maggio 2012 | By

Due giorni a fila di sole e di caldo a Nantes sono da festeggiare per cui per l’occasione ecco la ricetta di un cocktail che è buono sia alcolico che analcolico ed inoltre è fresco e facile da fare.

                                             Cocktail Tropicale

INGREDIENTI:

1 mela
1 pesca
1 arancia
1 limone
1 mango
qualche fragola
1 litro di succo d’uva
 cucchiai di zucchero
1 sacchetto di zucchero vanigliato
1 cucchiaino da caffè di cannella (o di peperoncino)
Rhum QB

PREPARAZIONE:

Sbucciate la mela, la pesca, l’arancia e il mango e tagliate il tutto a dadini.
Frullate la mele e il mango insieme.
Tagliate poi anche le fragole a dadini, metà frullatele e metà tenetele a cubetti.
Spremete il limone.
In una caraffa versate prima un po’ di rhum in caso vogliate il cocktail alcolico, oppure cominciate direttamente dal succo d’uva, il succo di limone,i frullati di mela,mango e fragola e poi la frutta restante a dadini.
Aggiungete lo zucchero e le spezie mescolate bene e lasciate un ora in frigo!

Servite e decorate con tutti i frutti che volete.
Aggiungete qualche cubetto di ghiaccio se fuori fa troppo caldo!

Il risultato sarà davvero buonissimo a patto di non esagerare con l’alcol perchè troppo rhum uccide la frutta e poi ubriacarsi alle 5 del pomeriggio non è consigliato a nessuno …

Sugo di Carne e Asparagi ovvero la crisi nel mondo del lavoro

Buongiorno.
Sono le 15e16 (ora in cui inizio a scrivere)e sto prendendo il mio caffè mattutino … ovvero sono appena riuscita a uscire da quella trappola mortale che è il nostro letto.
Ieri, se vale come scusa, mi sono addormentata alle 3 del mattino e come ricompensa sono stata svegliata alle 5 e mezza dal mio uomo di rientro dal lavoro.
E poi riprendere sonno era impossibile e cosi prima di chiuderegli occhi ho visto il sorgere del sole, per modo di dire dato che il nostro appartamento ha le finestre orientate a sud.
Per fortuna che oggi non avevo nulla di importante da fare e le poche cose che posso fare durante la giornata sono ormai fatte (spedire curriculum e telefonare alle agenzie del lavoro) e cosi ora posso dedicarmi al piacere del caffè caldo e del mio amico blog.
Ieri è stata una giornata piuttosto piena di emozioni tra amici lontani che si son fatti sentire e liti casalinghe ma come al solito vuota di appuntamenti.
Possibile che la crisi sia arrivata fino in Francia?
A me pare proprio di si perchè ormai avro’ spedito piu di 100 curriculum e nessuno di questi ha avuto risposta positiva.
E mica per colpa mia, non è me che rifiutavano, rifiutavano proprio tutti dato che la mia era una candidatura spontanea e non la risposta ad un annuncio.
E il centro per l’impiego (pole emploi) non è che ci aiuti poi molto noi disoccupati.
Abbiamo diritto a una riunion al mese di due ore e una di 4 ore una volta per trimestre.
E da queste riunioni dovremmo poter cavare informazioni decenti, proposte di lavoro, di stage, formazioni e quant’altro …
Ma l’ultima volta che ho partecipato mi sono sentita dire che l’unico lavoro per cui c’è ancora domanda è nel dominio dell’edilizia e io ho cercato di spiegare al centro dell’impiego che per quanto figlia di geometra e di disegnatore meccanico e nipote di un architetto non ho nessuna conoscenza utile nel mondo dell’edilizia perchè i geni del lavoro non si trasmettono da una generazione all’altra.
Ho spiegato che fare il muratore proprio non fa per me, non perchè io non voglia imparare ma perchè mettermi nel mezzo di un cantire con calce e spatola (non so il nome tecnico) senza prima formarmi su questo non sarebbe una buona idea per l’edilizia francese.
E mi sono quindi sentita rispondere che tanto nel mio campo di studi non trovero nulla almeno per i prossimi mesi e che se voglio proprio trovare qualcosa nel campo del turismo, della traduzione e dell’editoria mi conviene trasferirmi sulla costa o a Parigi … Ma chi me li paga 700 euro di affittonella Ville Loumière per un monolocale? Io no di sicuro e quindi per ora ce ne restiamo a Nantes disoccupati.
E scrivo tutto non solo rispetto all’inutilissima riunione con Pole Emploi di inizio mese ma anche rispetto alla risposta di un’agenzia ad interim che questa mattina (erano le due in realtà) mi ha detto che cercano un paio di persone per occuparsi di un trasloco.
E alla mia risposta “sono la persona che fa al caso vostro, a che indirizzo devo mandare il curriculum?”
Mi ha riso in faccia.
“No Madamoiselle, noi cerchiamo un uomo, glielo dicevo solo per dirle che non ci sono offerte che possano interessarla.
E io: ” Ma guardi che sono ben piu forte di quel che pensa, mi son occupata di tutti i miei traslochi da sola e non c’era nessuno a sollevare il frigo al posto mio”
E lui: Su non sia ridicola, richiami settimana prossima, la terremo informata se troviamo qualcosa di piu adatto ad una donna”
E ancora io: ” Ma cosa donna e donna voglio lavorare, non si capisce che vi chiamo due volte a settimana tutte le settimane per lavorare e ora che avete un offerta di lavoro mi dice che non posso nemmeno candidarmi perchè sono una donna?” (ho pensato una serie di insulti in francese che avrei potuto aggiungere alla frase ma mi son detta che li per li non mi avrebbe aiutato per nulla insultare l’impiegato.)
E lui: segno il suo nome sul registro delle chiamate, arrivederci”
E il telefono: “tu-tu-tu-tu-tu-tu”
Ed ecco perchè dico che la crisi è arrivata anche qui, e non solo la crisi, ma anche i dipendenti incompetenti e maschilisti italiani che non fanno altro che peggiorere le cose.
E allora mi sono rimessa nel ruolo della donna, tanto il traslocatore pare che io non lo possa fare e mi son rifugiata in cucina dove, sono sicura quel idiota di dipendente mi vedrà sicuramente piu appropriata piuttosto che su un camion dei traslochi a imballare lampade.
E dato che tanto anche per oggi un lavoro non ce l’ho ecco che vi metto la nuova ricetta del giorno.
Povera me!

                                                 Sugo di Carne e Asparagi

INGREDIENTI:

180 grammi di carne macinata (se non avete la carne macinata in casa potete usare due o tre hamburger)
180 grammi di asparagi bianchi
1 cipolla
passata di pomodoro
acqua
olio
sale
pepe

PREPARAZIONE:

Pulire gli asparagi, tagliarli a metà e metterli a bollire per circa venti minuti.
Intanto se come me non avete la carne macinata ma possedete degli hamburger tagliateli a pezzettini (tanto gli hamburger son fatti di carne macinata per cui non cambia proprio nulla.
Tagliate la cipolla a dadini e mettetela a soffriggere in un filo di olio caldo.
Quando la cipolla si è ben colorata agiungete la carne macinata e fate scottare la carne di qua e di la girandola frequentemente.
Qaudno la carne inizierà ad essere dorata da tutte le parti salate e pepate.
A questo punto gli asparagi sono pronti per cui scolateli facendo attenzione a conservare un bicchiere di acqua di cottura che useremo tra poco.

Tagliate gli asparagi a rondelle e buttateli in padella alzando leggermente in fuoco e sfumando il tutto con l’acqua di cottura (potete anche aggiungere, facoltativamente un dito di vino bianco prima di mettere l’acqua ma a me non piace particolarmente).
Quando l’acuqa è sfumata aggiungete un po’ di passata di pomodoro, mescolate e assaggiate per vedere se avete salato a sufficienza altrimenti regolare di sale e di pepe.
Appena il sugo si è ristretto è pronto.
Servire su pasta corta, come penne o maccheroni o pipette in modo che il sugo entri bene nella pasta.
E buon appetito! A voi che lavorate (fortunelli) e anche a quelli che come me cercano ogni giorno!!!

Sugo di Carne e Asparagi ovvero la crisi nel mondo del lavoro

Buongiorno.
Sono le 15e16 (ora in cui inizio a scrivere)e sto prendendo il mio caffè mattutino … ovvero sono appena riuscita a uscire da quella trappola mortale che è il nostro letto.
Ieri, se vale come scusa, mi sono addormentata alle 3 del mattino e come ricompensa sono stata svegliata alle 5 e mezza dal mio uomo di rientro dal lavoro.
E poi riprendere sonno era impossibile e cosi prima di chiuderegli occhi ho visto il sorgere del sole, per modo di dire dato che il nostro appartamento ha le finestre orientate a sud.
Per fortuna che oggi non avevo nulla di importante da fare e le poche cose che posso fare durante la giornata sono ormai fatte (spedire curriculum e telefonare alle agenzie del lavoro) e cosi ora posso dedicarmi al piacere del caffè caldo e del mio amico blog.
Ieri è stata una giornata piuttosto piena di emozioni tra amici lontani che si son fatti sentire e liti casalinghe ma come al solito vuota di appuntamenti.
Possibile che la crisi sia arrivata fino in Francia?
A me pare proprio di si perchè ormai avro’ spedito piu di 100 curriculum e nessuno di questi ha avuto risposta positiva.
E mica per colpa mia, non è me che rifiutavano, rifiutavano proprio tutti dato che la mia era una candidatura spontanea e non la risposta ad un annuncio.
E il centro per l’impiego (pole emploi) non è che ci aiuti poi molto noi disoccupati.
Abbiamo diritto a una riunion al mese di due ore e una di 4 ore una volta per trimestre.
E da queste riunioni dovremmo poter cavare informazioni decenti, proposte di lavoro, di stage, formazioni e quant’altro …
Ma l’ultima volta che ho partecipato mi sono sentita dire che l’unico lavoro per cui c’è ancora domanda è nel dominio dell’edilizia e io ho cercato di spiegare al centro dell’impiego che per quanto figlia di geometra e di disegnatore meccanico e nipote di un architetto non ho nessuna conoscenza utile nel mondo dell’edilizia perchè i geni del lavoro non si trasmettono da una generazione all’altra.
Ho spiegato che fare il muratore proprio non fa per me, non perchè io non voglia imparare ma perchè mettermi nel mezzo di un cantire con calce e spatola (non so il nome tecnico) senza prima formarmi su questo non sarebbe una buona idea per l’edilizia francese.
E mi sono quindi sentita rispondere che tanto nel mio campo di studi non trovero nulla almeno per i prossimi mesi e che se voglio proprio trovare qualcosa nel campo del turismo, della traduzione e dell’editoria mi conviene trasferirmi sulla costa o a Parigi … Ma chi me li paga 700 euro di affittonella Ville Loumière per un monolocale? Io no di sicuro e quindi per ora ce ne restiamo a Nantes disoccupati.
E scrivo tutto non solo rispetto all’inutilissima riunione con Pole Emploi di inizio mese ma anche rispetto alla risposta di un’agenzia ad interim che questa mattina (erano le due in realtà) mi ha detto che cercano un paio di persone per occuparsi di un trasloco.
E alla mia risposta “sono la persona che fa al caso vostro, a che indirizzo devo mandare il curriculum?”
Mi ha riso in faccia.
“No Madamoiselle, noi cerchiamo un uomo, glielo dicevo solo per dirle che non ci sono offerte che possano interessarla.
E io: ” Ma guardi che sono ben piu forte di quel che pensa, mi son occupata di tutti i miei traslochi da sola e non c’era nessuno a sollevare il frigo al posto mio”
E lui: Su non sia ridicola, richiami settimana prossima, la terremo informata se troviamo qualcosa di piu adatto ad una donna”
E ancora io: ” Ma cosa donna e donna voglio lavorare, non si capisce che vi chiamo due volte a settimana tutte le settimane per lavorare e ora che avete un offerta di lavoro mi dice che non posso nemmeno candidarmi perchè sono una donna?” (ho pensato una serie di insulti in francese che avrei potuto aggiungere alla frase ma mi son detta che li per li non mi avrebbe aiutato per nulla insultare l’impiegato.)
E lui: segno il suo nome sul registro delle chiamate, arrivederci”
E il telefono: “tu-tu-tu-tu-tu-tu”
Ed ecco perchè dico che la crisi è arrivata anche qui, e non solo la crisi, ma anche i dipendenti incompetenti e maschilisti italiani che non fanno altro che peggiorere le cose.
E allora mi sono rimessa nel ruolo della donna, tanto il traslocatore pare che io non lo possa fare e mi son rifugiata in cucina dove, sono sicura quel idiota di dipendente mi vedrà sicuramente piu appropriata piuttosto che su un camion dei traslochi a imballare lampade.
E dato che tanto anche per oggi un lavoro non ce l’ho ecco che vi metto la nuova ricetta del giorno.
Povera me!

                                                 Sugo di Carne e Asparagi

INGREDIENTI:

180 grammi di carne macinata (se non avete la carne macinata in casa potete usare due o tre hamburger)
180 grammi di asparagi bianchi
1 cipolla
passata di pomodoro
acqua
olio
sale
pepe

PREPARAZIONE:

Pulire gli asparagi, tagliarli a metà e metterli a bollire per circa venti minuti.
Intanto se come me non avete la carne macinata ma possedete degli hamburger tagliateli a pezzettini (tanto gli hamburger son fatti di carne macinata per cui non cambia proprio nulla.
Tagliate la cipolla a dadini e mettetela a soffriggere in un filo di olio caldo.
Quando la cipolla si è ben colorata agiungete la carne macinata e fate scottare la carne di qua e di la girandola frequentemente.
Qaudno la carne inizierà ad essere dorata da tutte le parti salate e pepate.
A questo punto gli asparagi sono pronti per cui scolateli facendo attenzione a conservare un bicchiere di acqua di cottura che useremo tra poco.

Tagliate gli asparagi a rondelle e buttateli in padella alzando leggermente in fuoco e sfumando il tutto con l’acqua di cottura (potete anche aggiungere, facoltativamente un dito di vino bianco prima di mettere l’acqua ma a me non piace particolarmente).
Quando l’acuqa è sfumata aggiungete un po’ di passata di pomodoro, mescolate e assaggiate per vedere se avete salato a sufficienza altrimenti regolare di sale e di pepe.
Appena il sugo si è ristretto è pronto.
Servire su pasta corta, come penne o maccheroni o pipette in modo che il sugo entri bene nella pasta.
E buon appetito! A voi che lavorate (fortunelli) e anche a quelli che come me cercano ogni giorno!!!